Il Comune di Milano è proprietario di 224 unità immobiliari definitivamente confiscate alla criminalità organizzata: questi luoghi sono il simbolo della lotta contro la mafia e riprendono nuova vita per potenziare il sistema di welfare cittadino, per promuovere economia civile, per finalizzare azioni volte al bene comune, per far partire lavoro pulito, innescando così un circuito virtuoso dal punto di vista etico, sociale ed economico.
Protagonisti di questo festival sono stati soprattutto i giovani, con una partecipazione di 650 studenti di otto istituti secondari di secondo grado milanesi. A loro è rivolto l’impegno di far conoscere i processi mafiosi per capire come sta cambiando la mafia, affinché siano capaci di riconoscerla. In questo contesto, studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado hanno visitato sette beni confiscati nella città di Milano, accompagnati dai volontari dell’associazione Libera che hanno mostrato in modo concreto come i beni sottratti al controllo della criminalità organizzata possono avere una seconda vita ed essere un punto di riferimento per la comunità.
Dunque, riflessioni, analisi, racconti, proposte per colpire al portafoglio la criminalità organizzata che oggi non si manifesta più solo in semplici “infiltrazioni”, ma ha una presenza sempre più strutturale, di fatto agevolata da imprenditori locali, tanto che Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta e coordinatrice della Dda, parla di «colonizzazione per una buona parte del territorio. Quel che noi documentiamo nelle nostre indagini è che molti imprenditori agiscono secondo logiche di convenienza, quindi ritengono “conveniente” fare affari con i mafiosi».
Se la mafia è diventata una presenza strutturale e sommersa nel nostro territorio, la confisca dei beni è un segnale importante per trasformare un luogo nato male in motore di bene per la comunità.