Un’altra bomba d’acqua, con precipitazioni medie pari a una portata di 70 millimetri di acqua all’ora, si è abbattuta sulla nostra città e altre, anche più gravi, su Veneto e Toscana, causando morti e danni ingenti.
A Milano, i danni hanno coinvolto in particolare il quartiere di Niguarda, allagato dall’esondazione del fiume Seveso durata per oltre sei ore, a causa delle forti precipitazioni che hanno interessato non solo la città, ma più a nord la Brianza e tutta l’asta del fiume Seveso. L’ultimo evento paragonabile a quanto accaduto risale al 2014.
Proprio nel 2014, l’allora governo di centrosinistra aveva dato vita al cosiddetto piano “Italia Sicura”, per contrastare il dissesto idrogeologico del nostro Paese, che sempre più spesso costa vite umane, causa danni ingenti a strutture, danneggia l’economia e paralizza i territori coinvolti. La struttura di missione contro il dissesto idrogeologico, che ne è conseguita, aveva stanziato 120 milioni per la creazione di quattro vasche di contenimento da realizzare lungo il percorso del Seveso – a Lentate, Varedo, Senago e Bresso – per evitare che il fiume esondi raggiungendo Milano. Da parte sua, il Comune di Milano decise di allocare ulteriori 20 milioni di euro: unico caso in Italia in cui un ente locale investe economicamente in sicurezza e difesa idrogeologica non inseguendo le emergenze, ma facendo prevenzione. Ne avevo già parlato in questo articolo, quando è partito il cantiere, grazie all’instancabile impegno dell’assessore Marco Granelli.
Di queste quattro vasche, ad oggi, solo una è pronta, quella realizzata dal Comune di Milano presso il parco Nord, perché negli altri comuni ci si è attardati con proteste, ricorsi, ostacoli… bloccando così processi di approvazione, gare e avvio dei lavori.
Va detto, inoltre, che anche il governo Meloni non sta andando nella giusta direzione, avendo tagliato 1,2 miliardi di euro previsti dal Pnrr per la gestione dei rischi di alluvione e idrogeologici. Quando ci accorgeremo che è troppo tardi?