A pochi giorni dalla Milano Fashion Week per la Women’s Collection Spring/Summer 2024, che porterà in città 176 appuntamenti, nuovi debutti e maison che festeggiano importanti anniversari di grandi brand, ho organizzato e coordinato un confronto nello splendido contesto di Sala Alessi, presso Palazzo Marino, tra l’amministrazione del Comune di Milano e giovani operatori del settore moda, per mettere a fuoco gli orizzonti della moda in termini di sostenibilità e inclusività.
Un po’ come avevo fatto col convegno “L’altRa moda” del febbrio scorso, ponendo il tema della moda adattiva e inclusiva che mette al centro la persona, in particolare quella con disabilità, così ho proseguito nell’impegno di promuove un modo di fare moda che non intrecci solo i grandi brand, ma che abbia attenzioni e sensibilità diffuse, in particolare per il tema della sostenibilità economica e ambientale.
Fare impresa nella moda sostenibile a Milano
Il Comune di Milano da anni si impegna a valorizzare la manifattura urbana, a riportare la produzione dentro la città e a sostenere le imprese a impatto sociale, costituite per lo più da giovani imprenditori che intrecciano sensibilità ai temi ambientali e sociali. Infatti, oggi la moda non è più solo creatività, innovazione, artigianalità, ma è sempre più consapevolmente legata al tema della sostenibilità.
Non ci nascondiamo la presenza di problemi quali la complessità delle regole, la mancanza di infrastrutture, il costo degli spazi (che crea una selezione non in base alla qualità dell’offerta e alle capacità degli imprenditori, bensì esclusivamente in base alla redditività…). Tuttavia, crediamo di poter dire che a Milano c’è spazio per fare Impresa con la “i” maiuscola nella moda sostenibile.
Il Comune, con l’assessorato allo Sviluppo economico e alle Politiche del lavoro e seguendo le linee guida relative all’economia circolare contenute nel Piano Aria Clima, sta lavorando da anni per la sostenibilità della produzione, per favorire moderne modalità produttive, sempre più attente al riuso dei materiali e al riciclo, in un’ottica di circolarità e sostenibilità complessiva.
Ne sono un esempio alcuni protagonisti di questo coraggioso e innovativo fare impresa coi quali abbiamo dialogato: Giovanni Mario Lucchesi, CEO del brand sostenibile Prism, Matteo Villa e Valerio Ferrandi, Co-Founder di REHUB, e Diletta Pollice, Founder di Appcycled: tutti giovani imprenditori impegnati ad affermare una moda inclusiva e sostenibile, attraverso processi sperimentali, artigiani e innovativi, capaci di tenere insieme qualità del prodotto finito ed economia circolare del processo, esigenze del pubblico e attenzione al sociale.
Un riconoscimento a questo impegno da parte dell’Amministrazione è espresso per esempio dai Green Carpet Fashion Awards, i riconoscimenti che dal 2017 premiano i protagonisti della moda etica e sostenibile. C’è anche l’attenzione a dare visibilità ai nuovi brand che mettono a tema la sostenibilità e promuovono l’artigianalità con lo spazio di White (quest’anno dal 22 al 25 settembre a Base, in via Tortona). C’è la valorizzazione dei giovani designer protagonisti del Fashion hub a Palazzo Giureconsulti con progetti e attività che punteranno i riflettori su sperimentazione, artigianalità, innovazione, formazione, inclusione e sostenibilità. Ma il confronto della mattinata ha fatto emergere che, se da un lato le start up della moda sostenibile trovano a Milano un ecosistema adatto, d’altra parte le istituzioni però possono fare molto di più, per esempio agevolando il dialogo tra le aziende e il Centro Mediazione Lavoro (CeLaV) o i servizi sociali, mettendo a disposizione spazi di coworking e per eventi, insistendo sul versante educativo e sulla formazione.

Approccio alla sostenibilità nella capitale della moda
Milano, che si propone come capitale della moda italiana (e da anni sta anche scalando la scena internazionale), non può ignorare il tema della sostenibilità di questo settore. Ma il mondo della moda percepisce questo mutamento di paradigma: i fashion designer emergenti hanno davvero il potere di influenzare positivamente le grandi case di moda e il pubblico finale per un nuovo approccio al tema?
L’esperienza di Marina Spadafora ha dimostrato che è possibile abbandonare i cliché dell’industria della moda e fare una brusca virata su tematiche sociali e ambientali, dando il via ad una vera e propria rivoluzione. In veste di coordinatrice di Fashion Revolution Italia – movimento globale nato nel 2013 a seguito del crollo del Rana Plaza in Bangladesh, che conteneva ben cinque fabbriche che hanno causato 1138 morti e 2500 feriti –, Marina Spadafora promuove un’industria della moda che valorizza le persone e l’ambiente piuttosto che il profitto ed è ambasciatrice di moda etica nel mondo. Lei che è stata Direttore Creativo di “Auteurs du Monde” (il marchio di moda etica di Altromercato, interamente realizzato da produttori appartenenti all’Organizzazione Mondiale del Commercio Equo nel rispetto delle persone e dell’ambiente) e ha lavorato direttamente con le Nazioni Unite per portare lo sviluppo alle economie emergenti attraverso la moda, nel 2015 ha ricevuto a New York il premio delle Nazioni Unite “Women Together Award” per il lavoro svolto con le artigiane tessili nel mondo. Ha fatto un TEDx Talk sulla moda sostenibile nel 2014 e nel 2021 ed è convinta che “La rivoluzione comincia dal tuo armadio”, come recita il titolo di un bel libro pubblicato nel 2020 da Solferino Libri.
Con questa stessa spinta alla sperimentazione e all’innovazione si muove Flora Rabitti, Founder dell’Atelier Florania, brand responsabile e innovativo che si cimenta in modo radicale con l’innovazione, la circolarità, la tecnologia e la moda etica, che non considera il circular design un punto d’arrivo ma una continua ricerca, sperimentazione, creazione di reti e sviluppo strategico.
Significativa anche l’esperienza di Chiara Ceretti e Cora Bellotto, Founders di Spazio3R Riciclo Ricucio Riuso, uno spazio che investe su educazione e formazione per un pieno inserimento sociale e lavorativo per donne italiane e straniere in situazioni di vulnerabilità, offrendo una reale opportunità di integrazione e inclusione sociale e professionale. Insomma, non solo una seconda vita per i tessuti e gli abiti, ma soprattutto per le persone che riescono davvero a intravedere nuovi orizzonti di vita.
Tutto questo necessita di essere raccontato, non solo per fare informazione ma soprattutto per creare cultura e sensibilizzare. Andrea Grieco, divulgatore e Sustainability Strategist, conosce l’importanza di insistere su temi innovativi, non scontati e a volte “scomodi” e ci ha consegnato la chiave di questo cambiamento che è recchiusa nella parola “curiosità”: saper andare oltre i propri occhi, le proprie abitudini, il proprio sguardo è il motore di ogni innovazione ed esplorazione.
Facciamo insieme ciascuno il proprio passo per un mondo e una moda migliore.
L’evento, promosso dal Comune di Milano con il sostegno della Fondazione Darefrutto e la collaborazione di Prism, avrà un seguito con altri appuntamenti sempre dedicati alla sostenibilità e all’inclusività..
