Non dimentichiamo quel milione e mezzo di giovani provenienti da tutto il mondo e convocati a inizio agosto a Lisbona dall’appello di papa Francesco per la 37a Giornata Mondiale della Gioventù: “Maria si alzò e andò in fretta”, un appello a rendersi disponibili a un “sì” che può cambiare la vita personale e altrui, ad alzarsi da una situazione di immobilismo (a volte comodo, a volte impotente, a volte timoroso), a muoversi con sollecitudine per uscire da se stessi e farsi incontro agli altri. Un messaggio che raggiunge i giovani radunati per la prima GMG dopo la pandemia e che consegna loro un messaggio di speranza per affrontare senza timore e con responsabilità consapevole la povertà crescente, la precarietà degli affetti, le difficoltà lavorative, gli squilibri economici, l’allarme ecologico.
Peccato che questo raduno pacifico e promettente non abbia avuto il risalto e la spinta mediatica che meritava per diffondere anche tra altri giovani e nella società tutta questa energia positiva, questa promessa di speranza per il futuro dell’umanità!
Altri giovani, invece, hanno affollato la cronaca nera dell’estate con notizie che non vorremmo più sentire e che, invece, si ripetono con un copione simile nel loro squallore e livello di degrado, che ha come vittime inermi soprattutto giovani donne, addirittura bambine. Ciò sottolinea l’urgenza di un investimento sociale importante, soprattutto in contesti caratterizzati da povertà educativa e vulnerabilità socio economica, anche a Milano. Non si tratta solo di lanciare l’allarme sicurezza, ma di saper avviare percorsi reali che rendano i giovani protagonisti attivi sul territorio, favorendone l’autonomia, lo spirito di iniziativa e la consapevolezza di un protagonismo positivo e costruttivo, nel segno della costruzione del bene collettivo, della valorizzazione degli spazi pubblici o aperti al pubblico, della promozione del buon uso della città. L’aggregazione e la socialità, sempre di più, tendono a radicarsi nella dimensione della prossimità e del quartiere, verso cui sembra crescere il senso di appartenenza. Nelle situazioni di maggiore rischio di esclusione sociale, il quartiere rischia però di diventare l’unico orizzonte possibile entro il quale agire e vivere lo spazio pubblico: secondo la ricerca condotta nell’ambito del progetto UE Erasmus+ “YUS – Youth in Urban Spaces”, il 40% dei ragazzi intervistati, frequentanti i centri di aggregazione giovanile, ha dichiarato di non uscire mai o quasi mai dal proprio quartiere. In questa prospettiva, l’Amministrazione ha messo in campo risorse e opportunità per fronteggiare queste problematiche, attraverso il sostegno a interventi di educativa di strada e di prossimità e progetti volti alla socialità e alla partecipazione attiva (link al bando per l’individuazione di soggetti qualificati disponibili alla coprogettaizone e alla cogestione di progetti di partecipazione e protagonismo dai giovani per i giovani).
In questo mese, prendono anche l’avvio un po’ tutte le attività a cui si rivolgono le famiglie nella ricerca di un’alleanza sul piano educativo: dalla scuola agli oratori, delle associazioni sportive ai vari reparti scout, dalle attività di intrattenimento ai tanti e diversi corsi che affollano il doposcuola degli studenti. Ecco, serve che anche tra tutti questi mondi ci sia dialogo e collaborazione per un positivo investimento educativo sui giovani.