Laura Blasek, Paola Castoldi, Mikhail Duci, Anna Garzia, Loredana Labate e Nadia Rossi, le sei vittime del rogo divampato nella “Casa per coniugi” nella notte tra il 6 e il 7 luglio scorso, sono state salutate stamattina nel Duomo di Milano con una celebrazione semplice, ma curata e attenta, pur in un Duomo non certo pieno, a dimostrazione che queste vite e queste morti interessavano a pochi. Due delle bare non avevano alcun parente appresso e con altre due erano totalmente in carico ai servizi sociali del Comune. Per loro, era stato proclamato il lutto cittadino, per segnalare una vicinanza della città tutta e delle istituzioni in particolare. Molti i consiglieri e gli assessori presenti. Lunedì in Consiglio comunale, ci sarà tempo per parlarne e confrontarsi, ma oggi è il momento del cordoglio e della vicinanza a queste vittime, alle loro famiglie, agli opratori della struttura, agli ospiti dislocati altrove in città ancora con senso di smarrimento e paura.
Spesso chi si trova in una Residenza Sanitaria Assistenziale è abbandonato a se stesso e a volte è dimenticato. Eppure per ciascuna di queste persone, i cui nomi sono stati scanditi più e più volte nel corso della celebrazione, vale la certezza proclamata da mons. Delpini: «Tu non sei una solitudine desolata che è destinata a svanire senza che alcuno ne senta la mancanza. Anche se non hai nessuno della famiglia, anche se nessuno verrà alla tua tomba per deporre un fiore, tu non sei solo. No, non è vero che tu non sei una storia che nessuno ascolta. Tu non sei solo il fascicolo di una pratica che finisce in archivio, una patologia da associare a un medicinale o un posto letto occupato. No, non è vero che l’unica parola che abbiamo da dire sulla tua città e sulla tua vita è che sia una storia di desolata solitudine».
Da qui allora ripartiamo per non lasciare solo chi ha bisogno di aiuto, dobbiamo farlo innanzitutto ringraziando chi già si impegna con professionalità, donando cura e affetto a chi è solo, e valorizzando chi fa azioni di volontariato, donando tempo nelle rsa per riportare un po’ di vicinanza e umanità.