L’accordo UE, sancito a Bruxelles l’8 giugno scorso, si è occupato di procedure d’asilo e di ricollocamenti, by-passando un anello importante in tutta la storia: come arrivano i migranti? Ma questo è un dettaglio. Perciò i vari Paesi dell’Unione hanno sancito una sorta di solidarietà così flessibile che ci si può rimpallare la responsabilità di intervenire per soccorrere una nave con 750 persone a bordo, che ha prodotto forse oltre 600 morti…
Questa nuova strage dimostra che l’Europa non è riuscita nell’intento di “risolvere il problema alla partenza”, come invece esultava Meloni: l’impostazione securitaria, convinta che basti proteggere i confini, difendersi all’invasione e fare accordi con paesi illiberali per “restituirli al mittente”, non risolve nulla. La verità è che manca la volontà di organizzare ingressi legali e sicuri, come quelli sperimentati a piccole dosi coi corridoi umanitari: questa sarebbe la via corretta per contrastare il traffico e la tratta di esseri umani ed evitare altre morti di innocenti.
Dopo tanti anni, tanti morti in mare e tante storie incontrate, dovremmo aver capito che i migranti sono vittime di un mondo ingiusto, anche per colpa nostra.
Tra l’altro, lo stesso Documento di economia e finanza del Governo Meloni aveva certificato nell’aprile scorso, nero su bianco, che l’Italia ha bisogno di più immigrati stranieri integrati e scolarizzati, per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e per venire incontro alle richieste di settori produttivi decisivi quali agricoltura, welfare, costruzioni, manodopera specializzata… Tanto che è stato valutato che l’aumento dell’immigrazione può incidere significativamente sulla riduzione del debito pubblico italiano.
Ma la propaganda è più forte della realtà. E così il “decreto flussi” ha messo a disposizione solo un terzo dei posti che le imprese italiane avevano realisticamente bisogno e i posti resi disponibili il 27 marzo scorsi sono andati esauriti in pochi minuti…
E si continua a morire in mare.