Io lo faccio tenendo come riferimento un grande maestro, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita: don Lorenzo Milani.
Che cosa suggerirebbe oggi don Lorenzo alla scuola “del merito”? Lui, che nel bel mezzo del nulla e dal nulla, ha fondato una scuola per giovani operai e contadini, direbbe che la scuola deve avere come riferimento i ceti popolari e educare a lottare per i propri diritti e contro le ingiustizie: solo con la giustizia si può parlare di merito. Il merito senza giustizia riguarda pochi e rende la comunità debole.
Attualmente, il curriculum scolastico certifica una fortissima persistenza dei risultati: chi parte in vantaggio può più facilmente ottenere buoni risultati, ma c’è una fetta di popolazione giovanile che non riesce a riscattarsi e, dunque, è fortemente a rischio. Sono i figli di coloro che hanno un basso titolo di studio, una professione modesta, che vivono in contesti svantaggiati… La disuguaglianza si propaga tanto da arrivare a parlare di “svantaggi corrosivi”, ovvero disuguaglianze che determinano altri e nuovi svantaggi.
Dall’accesso alle scuole dell’infanzia alle proteste degli universitari che chiedono attenzione al problema abitativo, emerge il diritto allo studio non come privilegio, ma come centralità del percorso educativo per formare “cittadini sovrani”, come era negli intenti della scuola di Barbiana.
Al termine di un anno scolastico, dunque, rileggo con soddisfazione alcuni progetti che ho compiuto con le mie classi del liceo, guardando proprio a questo obiettivo: il percorso di studio della storia del quartiere, l’incontro con testimoni della lotta antifascista e, ancora, un progetto didattico che attraversa la storia europea e italiana e si intreccia con la storia della nostra città.
Il Circolo PD “Don Milani” e il Dipartimento scuola di Milano metropolitana stanno mettendo a fuoco alcuni temi che possano portare a soluzioni e proposte operative per potenziare l’intera comunità educante del nostro Paese. In particolare:
– lo 0-6 e il PNRR, il contrasto alla povertà educativa: monitorare lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, evidenziarne le eventuali criticità anche in un’ottica propositiva e d’intervento;
– il dimensionamento scolastico e l’autonomia differenziata, definendo idee e proposte alternative che contribuiscano a un confronto sui Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), per confrontarsi sui temi del numero di alunni per classe e il dimensionamento delle stesse;
– il rapporto scuola-lavoro e PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento), definendo i contenuti concreti, le esigenze, conoscendo quanto sperimentato a livello locale, aprendo il confronto anche ai Giovani Democratici e alle associazioni giovanili;
– l’orientamento in entrata e in uscita: questioni urgenti e necessarie che si configurano in questo momento (es. docente tutor e orientatore);
– la riforma dell’istruzione tecnica e professionale, per monitorare lo stato di attuazione delle riforme ITS e istruzione tecnica messe in campo con il PNRR e per focalizzare una proposta operativa relativa a questo fondamentale settore;
– i CPIA (Centri Provinciali Istruzione Adulti) per costruire uno specifico focus sull’istruzione degli adulti al fine di una loro complessiva valorizzazione;
– la formazione dei docenti: il percorso di formazione iniziale, la formazione in servizio al centro della complessa riforma varata con il decreto legge 36/2022, il reclutamento docenti, la stabilizzazione progressiva del precariato, la progressione di carriera dei docenti.
La scuola di don Milano ha ribaltato i destini. Sarebbe bello che riuscisse a farlo anche la nostra scuola, dove l’abbandono scolastico in Italia è tra i più alti d’Europa e dove agli insegnanti è data l’occasione di fare proposte capaci di intrecciare vita, storia e cultura.