Come Vicepresidente del Consiglio comunale di Milano, sono intervenuta all’evento voluto dal Garante per i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune di Milano, prof. Silvio Premoli, per avviare un confronto coi consulenti minorenni del Garante, nell’ambito della settimana dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nell’Aula consiliare di Palazzo Marino. Dalle mani di Lucia, la delegata più giovane, ho ricevuto una delle due copie dell’atto di Costituzione del Tavolo dei Consulenti minorenni del Garante dei Diritti per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Milano.
L’occasione dell’evento è data dalla ricorrenza della ratifica della convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, da parte del Parlamento italiano, il 27 maggio 1991, con la Legge n. 176.
È un buonissimo segno che la Convenzione sia divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di ratifiche: oggi sono 196 gli Stati che si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei diritti in essa riconosciuti.
Quest’anno la settimana focalizza l’attenzione sull’articolo 13 della Convenzione, dove leggiamo:
«Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo».
L’anno scorso era stata posta l’attenzione sul diritto del fanciullo al riposo, al tempo libero, al gioco e ad attività ricreative. Pensare a un bambino che gioca ci riesce normale e non stupisce – almeno alle nostre latitudini – riconoscergli questo diritto (anche se magari, a volte, “stressiamo” i più piccoli con attività di ogni tipo fino a toglier loro spazio e tempo per il gioco libero e creativo…).
Ma non per tutti è scontato che un bambino pensi, si informi, prenda parola ed esprima le proprie idee: le bambine e i bambini sono considerati dalla Convenzione come cittadini pensanti, capaci di avere opinioni e di prendere decisioni e non solo come persone che hanno bisogno di assistenza, di protezione e di cura. In questa luce, acquista ancor più valore l’azione del Garante, volta esattamente a dare voce a questo diritto alla libertà di pensiero e di partecipazione.
L’articolo 13 della Convenzione, però, ci mette anche in guardia rispetto al bisogno di vigilare sugli strumenti che sono a disposizione dei più piccoli. In particolare, faccio riferimento al rapporto diffuso in questi giorni dalla massima autorità sanitaria statunitense, il Public Health Service Commissioned Corps, che illustra i pericoli derivanti dall’uso dei social per la salute mentale di bambini e ragazzi, chiedendo ai colossi tecnologici di prendere provvedimenti. Denunciando la necessità di fare nuove ricerche sugli effetti per la salute mentale delle giovani generazioni.
Milano, riconosciuta nel 2016 da Unicef come Città amica delle bambine e dei bambini, propone in questi giorni un ricco palinsesto di iniziative diffuse in città dedicate al mondo dell’infanzia e in particolare alla fascia di età 3-12 anni, con circa 60 realtà aderenti tra musei, istituzioni, associazioni, teatri, e circa un centinaio gli appuntamenti, che troveranno il loro culmine nella manifestazione dedicata al Castello Sforzesco.
In un contesto di festa e di attenzione all’infanzia, non possiamo però tacere il dramma di tanti bambini e bambine, figli e figlie di genitori detenuti. Anche per loro valgono i diritti esplicitati nella Convenzione.
Sono oltre 100mila i bambini che ogni anno in Italia entrano in carcere per incontrare la mamma o il papà detenuto. Sono bambini come tutti gli altri, che devono poter mantenere il legame affettivo con i propri genitori, fondamentale nel loro percorso di crescita. Eppure sono vittime di emarginazione sociale a scuola, nel quartiere dove vivono, nel gruppo sociale di appartenenza, perché associati alle colpe dei genitori. Bambinisenzasbarre da 20 anni difende il diritto dei bambini «di intrattenere regolarmente rapporti personali e contatti diretti con entrambi i genitori» nel «preminente interesse del bambino» anche durante la detenzione, come sancito dalle Convenzioni internazionali e da quelle sull’infanzia e l’adolescenza (Onu1989: Italia 2003; UE 2007) e dalla Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, primo documento al mondo a tutelare questo specifico gruppo di bambini.