«La sicurezza nelle città, anche Milano, ha cambiato scenario, sono molto diminuite le grandi rapine, gli omicidi, mentre preoccupano sempre più i reati di strada come gli scippi, lo spaccio di droga, e le violenze alle donne – ancora per la maggior parte in famiglia –. Le grandi città che attraggono persone, offrono lavoro e risorse, e sono su questo più colpite. Serve maggiore controllo del territorio e prevenzione», così l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli.
Gli ha fatto eco successivamente il ministro dell’Interno Piantedosi, che partecipando in settimana al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a Milano, sostiene che nonostante gli ultimi fatti di cronaca, tra cui alcune violenze sessuali, non si può parlare di emergenza sicurezza e cita «un dato fondamentale: abbiamo fatto una verifica sulle operazioni di polizia in Stazione Centrale promosse in questo quadrimestre e, confrontando i dati con l’anno 2019, nel quadrante della stazione i reati tipici sono calati del 39% rispetto al 2019. E la percentuale degli autori di questi reati assicurato alla giustizia è del 100%».
Del resto oggi Milano ha ben 500 uomini di Polizia Locale in più: nel 2022 sono stati assunti 230 vigili a fronte dei 108 andati in pensione. Ma non è un problema solo di numeri. Granelli ha posto una richiesta precisa allo Stato: «Chiediamo che il Governo dia alla Polizia Locale accesso allo SDI, il sistema per avere informazioni sui precedenti e carichi pendenti delle persone, perché per collaborare bisogna avere strumenti adeguati. Per il controllo del territorio servono più telecamere e le stiamo mettendo, ora è il turno di altre nuove 60 che saranno collocate in zona stazione centrale. Ma, e insisto, bisogna che lo Stato oltre a darci poliziotti e carabinieri, metta persone e risorse per l’esecuzione delle pene, per rendere efficace la giustizia, nel senso indicato dalla nostra Costituzione. Oggi abbiamo troppe persone, soprattutto giovani e giovanissimi, anche minori, violenti che scippano e spacciano, e che continuano a stare in strada a delinquere e invece bisogna che smettano. Queste persone vanno seriamente e concretamente aiutate a cambiare. Significa investire sul carcere, con polizia penitenziaria e educatori, progetti di lavoro dentro e fuori dal carcere, pene e misure alternative, comunità penali per i minori, pagando il giusto gli educatori che lavorano con questi giovanissimi. Quando questo avviene, e ci sono numerosi esempi, le recidive si abbattono drasticamente, e a questo la società deve lavorare con enormi vantaggi per tutti. E il terzo settore milanese e tanti progetti delle istituzioni pubbliche milanesi hanno attività eccellenti: sosteniamo e raddoppiamoli. Qualcuno, la destra, associa sempre gli immigrati ai delinquenti e ci vuole fare credere che gli stranieri siano tutti criminali. Non è così, la stragrande maggioranza di chi viene qui per scappare dalle guerre e dalla fame e cercare un lavoro, è gente onesta e lavoratrice, e per loro servono percorsi di ingresso regolari e non il fallimento della Legge Bossi-Fini, scritta dalle destre. Ma gli stranieri che delinquono o che hanno comportamenti contro la sicurezza (anche la propria) devono essere tolti dalle strade, assicurati allo Stato con tutti gli strumenti che esistono, compreso, in estremo, il carcere, e tante altre misure previste dalla giustizia. Perché la vita di strada, le notti all’addiaccio, non sono la soluzione ma il totale fallimento, l’abbandono più o meno consapevole, complice, dello Stato. Gli stranieri che devono essere espulsi lo siano, ed è giusto avere strutture e azioni che permettano questo percorso, come i CPR, sempre nel rispetto della giustizia e dell’umanità. E sarò, sono, sempre il primo che chiede che siano gestiti bene».
È sulla stessa linea anche Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Consiglio regionale e componente della Segreteria Nazionale PD con delega alle politiche migratorie, che critica provvedimenti come il Decreto Cutro «che aumentano il numero di irregolari nelle strade, buttando fuori la gente dal circuito dell’accoglienza e alimentando così una zona grigia dell’irregolarità che favorisce i fenomeni di illegalità e calpesta il sacrosanto diritto di tante persone perbene che desiderano solo una cosa: essere regolarizzate e poter vivere dignitosamente nelle nostre città. In questo quadro l’esperienza dei CPR si è rivelata in tutti questi anni un ibrido pericoloso. Non possiamo in alcun modo accettare che lì, come vuole la destra, siano collocate persone che stanno semplicemente richiedendo asilo e chi va rimpatriato».
Qui il video del sindaco Sala sul tema sicurezza dove viene sottolineato chiaramente il fatto che, a fronte del quadruplicarsi degli sbarchi, il Governo ha scelto di smantellare alcune misure cruciali come la protezione speciale, che fanno mancare un pezzo fondamentale del processo di integrazione, al punto che il nostro sistema rischia di creare le premesse per una mancanza di sicurezza. Conclude il Sindaco: «Su queste cose si misura il grado di direzione politica di un Paese: chi e come gestirà questo problema? La risposta in termini di integrazione non può essere messa in carico alle amministrazioni delle città, spesso senza risorse e senza un coinvolgimento di tutti gli apparati, quelli di sicurezza inclusi».