Il 9 maggio 1978, il mio papà era Sindaco di Besnate, il mio paese natio. Lo fu dal 1975 al 1990, per tre mandati completi. In apertura del Consiglio comunale del giorno in cui si apprese la notiza della morte dello Statista ad opera delle Brigate Rosse, tenne un discorso che trovo attuale e forte ancor oggi, anche per la nostra comunità politica. E che qui per la prima volta condivido:
«Apriamo questo nostro Consiglio Comunale mentre nel nostro animo pesa come una nube di straziante agonia la mostruosa condanna a morte di Aldo Moro, annunciata ed eseguita dalle B.R.
Abbiamo continuato a sperare che questo crimine venisse risparmiato al nostro Paese. Abbiamo sperato anche quando già si era fatta avanti con lucida crudeltà la volontà nefanda dei suoi carcerieri. Ormai anche le speranze sono finite.
Cosa possiamo dire in un momento così amaro ed angoscioso? In questi 54 interminabili giorni è già stato detto tutto.
Oggi di fronte a questa tragica conclusione, non possiamo che confermare il nostro atteggiamento di fedeltà al metodo ed alle istituzioni democratiche, confermare il nostro impegno civile nella difesa dello stato di diritto nato dalla resistenza.
Tutti abbiamo condiviso la tragica forza con cui lo Stato ha reagito con fermezza, pagando in modo drammatico, il suo diritto/dovere di esistere e di realizzarsi.
La nostra risposta al criminale disegno di eversione delle Brigate Rosse deve essere il nostro impegno a vigilare perché la democrazia, pur con i suoi limiti e le sue lacune, sia fatta motivo della nostra esistenza, perché la libertà che ci siamo dati e che stiamo difendendo con il sangue dei nostri uomini migliori sia compresa nel suo pieno valore.
Noi facciamo una scelta: la democrazia. Che non è il sistema capitalistico (come tentano di farci credere le B.R.), ma un sistema nel quale tutte le componenti sociali, pluralisticamente, lottano liberamente, spesso duramente, ma nel rispetto della legge e senza il ricorso alla violenza per il progresso comune.
Sappiamo che non basta la parola “democrazia” per realizzare un vero sistema democratico: occorre che queste strutture, queste libertà formali vengano “riempite” di contenuti politici, sociali, economici. E questo è l’impegno che ha dato nobiltà all’opera di Aldo Moro, come uomo di partito e come uomo di Stato, in campo nazionale ed in campo internazionale.
Le B.R. possono uccidere gli uomini, ma non otterranno lo scardinamento del Paese se saremo tutti fermi nelle nostre convinzioni democratiche, che esigono fermezza, dignità morale, capacità di soffrire e di resistere anche alla comprensibile emotività.
Restiamo sgomenti di fronte all’accaduto, ma sbaglieremmo gravemente, e non avremmo raccolto la lezione di questo tragico momento, se ci illudessimo di superarlo con la sola disapprovazione o con una maggior efficienza della polizia.
È un malessere profondo che supera di gran lunga i confini del codice penale e l’ambito della polizia.
In questi giorni, dai pulpiti più opposti per ideologie e posizioni è venuta unanime la diagnosi sulla crisi dei valori morali che ha reso possibile questo sbocco di violenza e di criminalità.
Quello che fino a ieri era considerato preoccupazione moralistica dei soliti predicatori paternalistici, è diventato ora evidente a tutti.
Dopo anni di predicazione dell’odio e della violenza, dopo anni di incitamento alla ribellione in ogni settore, dopo il disprezzo sistematico di ogni autorità (nello Stato, nella scuola, nelle fabbriche) è arrivato il momento di raccogliere quello che si è seminato.
È il momento in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. È la grande e grave occasione per un serio esame di coscienza.
Il 9 maggio segna certamente una svolta tragica per l’Italia: avrà segnato un passo avanti se avrà reso più cosciente il nostro impegno di difendere lo Stato (bene comune) contro le eversioni folli dei rivoluzionari del terrore.
Ci salveremo solo se tutti compiremo fino in fondo il nostro dovere».
Il Sindaco
Guido Osculati