La canzone “Bella Ciao!” viene associata alla Resistenza e ai partigiani ed è forse la canzone italiana più famosa al mondo: le parole del testo evocano la libertà, la lotta contro le dittature e l’opposizione agli estremismi.
È una canzone che unisce, che si canta in coro e che ha avuto anche un significato storico-sociale a livello mondiale, comparendo in diversi momenti della storia politica di paesi diversi dall’Italia: dalla Rivoluzione cubana alla guerra in Vietnam. È una bandiera ed è del popolo.
Ma questo canto “ci sta bene” anche in questo contesto di case popolari, almeno per quattro buone ragioni.
1. Perché siamo in una biblioteca, luogo di cultura, di resistenza alla barbarie dell’ignoranza, dove si coltivano i valori civili che uniscono persone e popoli diversi. Con la lettura si formano le coscienze, si studia, si riflette, si ricorda e non si abbandona la storia all’oblio.
La Biblioteca valorizza e incentiva la passione alla lettura, all’aggiornamento e allo studio in generale.
La Biblioteca è presidio di socialità, motore per l’inclusione e l’aggregazione, è luogo di incontro e di relazione aperto al quartiere.
2. Perché la biblioteca è intitolata a “Falcone e Borsellino” e vuole essere un presidio di legalità, che quotidianamente si mette alla prova per l’affermazione della giustizia sociale come concreta espressione del bene comune, grazie all’impegno e alla dedizione di volontari che fanno quello che fanno perché credono al bene della comunità. Anche a loro possiamo rivolgere le parole che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato il 25 aprile a Cuneo:
«Sulla scia di quei “visionari” che, nel pieno della tragedia della guerra e tra le macerie, disegnavano la nuova Italia di diritti e di solidarietà, desidero sottolineare che onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale.
Rendono onore alla Resistenza i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Le rendono onore le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa rendono competitiva e solida l’economia italiana.
Le rendono onore quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva.
Il popolo del volontariato che spende parte del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno.
I giovani che, nel rispetto degli altri, si impegnano per la difesa dell’ambiente.
Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni rendono onore alla liberazione della Resistenza».
3. Perché la biblioteca è gestita da un Comitato inquilini, cioè da persone che si sono messe insieme perché hanno capito che da soli non si va da nessuna parte, perché hanno scelto l’affermazione della comunità all’interesse del singolo e agli egoismi individuali. La comunità è il cuore della nostra Costituzione che – come ha ricordato il presidente Mattarella a Cuneo – stabilisce «il principio della prevalenza sullo Stato della persona e delle comunità, guardando alle autonomie locali e sociali dell’Italia come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare».
La conformazione variegata degli inquilini di questo stabile conferma e dà evidenza oggi alla nostra Carta costituzionale, che all’art. 46 afferma che «le differenze di razza, di nazionalità e di religione non sono di ostacolo al godimento dei diritti pubblici e privati».
4. Perché le voci femminili sono state protagoniste in questa commemorazione: oltre alla mia presenza, infatti, sono intervenute Tiziana Elli, Assessora di Municipio 9, Emanuela Botti, poetessa che ha letto alcune sue composizioni sul tema, e la giovane chitarrista Alma Vacca che ha accompagnato la lettura e suonato la musica di “Bella Ciao!”. Questa canzone è stata anche tradotta in lingua iraniana e cantata dalle donne di Teheran che protestavano conto l’imposizione dell’hijab.
Le donne sanno prendere parola per combattere la violenza fisica, psicologica, economica, verbale, ora anche digitale: non dobbiamo tacere perché la violazione dei diritti umani non pare arretrare e sempre mortifica la dignità, l’integrità e addirittura la stessa vita di molte, indipendentemente dal ceto sociale e dalle condizioni economiche e spesso avviene in ambito domestico e per mano di familiari.
Insieme si può essere ogni giorno un po’ più forti.
