Inaugurato in via Lupetta al civico 8 il murale dedicato ai “sindaci ribelli” di Milano, realizzato dai fantastici ORTICANOODLES e dalla mitica Associazione Orme – Ortica Memoria in collaborazione con FIAP e Fondazione Aniasi, con il patrocinio e con la collaborazione dell’ufficio Arte negli Spazi Pubblici del Comune di Milano: su una superficie di 140 m2 è ritratto il volto dei sindaci Antonio Greppi, Virgilio Ferrari, Gino Cassinis, Pietro Bucalossi e Aldo Aniasi.
Chi sono i sindaci ribelli? E perché accomunarli in questa “ribellione”?
C’è Antonio Greppi (1894-1982), il sindaco della Liberazione, costruttore di pace e di diritti, che si oppose alla resa dei conti dopo il 25 aprile, nonostante i fascisti della legione Ettore Muti gli avessero assassinato il figlio Mariolino. Da sindaco riedificò la Scala e riaprì Brera con la eroica direttrice Fernanda Wittgens.
Ci sono: Virgilio Ferrari (1888-1975), il sindaco medico galantuomo, che realizzò una rete ospedaliera senza pari in Europa contro la tubercolosi, la pandemia di allora, e avviò la Linea 1 della metropolitana; Gino Cassinis (1885-1964), il sindaco rettore, che rischiò la vita per dare protezione alle SAP (Squadre d’Assalto Patriottiche) nascondendo negli spazi degli atenei cittadini armi e una radio ricetrasmittente. Da sindaco, restituì a Milano il Politecnico, eccellenza nella ricerca e nella formazione che oggi attira talenti da tutto il mondo.
E ancora, Pietro Bucalossi (1905-1992), il sindaco generale medico, che organizzò nella clandestinità il supporto sanitario ai resistenti, e poi fondò l’Istituto Nazionale dei Tumori e costruì abitazioni sociali a canone agevolato e diede agli studenti un eccellente servizio di refezione scolastica. E infine Aldo Aniasi (1921-2005), il sindaco comandante nelle brigate garibaldine di montagna con il nome di “Iso” che ha combattuto per venti mesi l’esercito tedesco e i fascisti di Salò.
Perché celebrarli con un’immagine così imponente che non passa inosservata e costringe a porsi qualche domanda? Perché ciascuno di loro, in tempi e in modi diversi, si è opposto alla dittatura e agli orrori della Seconda guerra mondiale e duqnue è stato memorabile protagonista della storia di Milano, di quel riscatto morale e politico che ha reso la città di Milano “medaglia d’oro della resistenza”. Alcuni hanno vissuto la Grande guerra in trincea e tutti, sotto la barbarie nazifascista, hanno conosciuto molteplici sofferenze: chi il carcere, chi la persecuzione, chi il confino, chi la lotta partigiana sulle montagne, chi l’uccisione di un figlio. Col loro impegno civico, tutti e cinque hanno esercitato nel proprio tempo il ruolo di primo cittadino all’indomani della Liberazione dell’Italia e sono stati fieri oppositori al nazifascismo durante la resistenza.
L’opera è un omaggio a cinque “primi cittadini” appassionati, che hanno contribuito alla rinascita di Milano nel segno dell’unità, della libertà, della solidarietà e del lavoro, con uno slancio verso il futuro e la volontà di impegnarsi per costruire un lascito ai cittadini di domani. Cinque storie politiche diverse, ma con un forte impegno in comune: l’affermazione dei valori democratici e della libertà.
A loro è dedicata la frase di Luis Sepulveda che corona il murale: «Ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere carne, sudore, sangue, e ha dimostrato, senza grandi gesti, che è possibile vivere, e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori».
Oggi, nel 78° Anniversario della Liberazione, serve più che mai ricordare e raccomandare un impegno civico sempre capace di opporsi al nazifascismo, nello spirito più genuino della Resistenza.
L’opera fa parte del più ampio progetto “OrMe sulla città” dell’associazione OrMe – Ortica memoria di Milano, e si aggiunge alle decine di murales che compongono il primo museo a cielo aperto di Milano dedicato alla memoria e alla città, dove la storia è scritta sui muri.
