Con la sottocommissione Carceri, stiamo affrontando il tema del reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti nelle carceri milanesi, una delle problematiche principali che affliggono il sistema penitenziario italiano.
Abbinare l’impegno a scontare la pena con un vero percorso riabilitativo è la scommessa, affinché si abbassi la recidiva. Le realtà incontrate hanno evidenziato che è possibile un reinserimento sociale dei detenuti attraverso specifici progetti di istruzione, formazione e orientamento professionale per un possibile impiego in programmi di pubblica utilità. Il successo di simili percorsi è dimostrato dai dati: se la recidiva generalmente si assesta sul 75% per chi esce dal carcere, grazie a progetti con scopo rieducativo e riabilitativo la recidiva si abbassa drasticamente sotto il 10%.
Come è possibile? Ce l’hanno raccontato due realtà incontrate.
La cooperativa sociale Cidiesse, che da oltre 30 anni si occupa di formazione e inserimento lavorativo di persone con difficoltà sociali e personali derivanti da fenomeni di emarginazione, in particolare soggetti che provengono dal mondo del disagio sociale e dal carcere.
Una realtà che sa fare miracoli – per davvero! – mettendo in gioco alte professionalità con un metodo innovativo che dà frutti: la cooperativa, infatti, si qualifica come industria competente e competitiva nella realizzazione di quadri elettrici per l’automazione, e contemporaneamente riesce ad integrare esperienza e know-how con percorsi di rieducazione per far sognare a ragazzi detenuti un futuro diverso con una reale prospettiva di lavoro. Un salto nella normalità che sorprende i non addetti ai lavori, eppure possibile e straordinario perché permette di consolidare un’identità diversa rispetto a quella deviante.
Una seconda realtà incontrata è Bee4, la prima impresa sociale all’interno della II Casa di Reclusione di Milano, nel carcere di Bollate. Realtà che apre a collaborazioni importanti con aziende prestigiose, lavorando sulla rigenerazione e revisione dell’usato, attivando servizi di alta qualità, offrendo attività di assemblaggio componentistica, confezionamento e controllo qualità, sviluppando attività di Business Process Outsourcing.
Tutto ciò permette all’Amministrazione Penitenziaria di adempiere al meglio al suo mandato istituzionale, offrendo opportunità formative e lavorative importanti per dare un senso alla pena.
Da queste esperienza vive ed efficaci, impariamo che la sicurezza non si basa esclusivamente sull’efficacia e la severità delle misure repressive, ma deve riuscire a scommettere realmente su questi giovani, insistendo e investendo sul senso di responsabilità dei singoli individui coinvolti, preparando per loro reali opportunità, prospettando una vita di lavoro e di legalità. Crediamoci tutti!
