La visita del prof. Garattini, Presidente dell’Istituto Mario Negri, alla mostra itinerante dedicata alla “Busta rossa” (attualmente ospitata in Municipio 8 e dal 21 marzo nel Municipio 9), è stata anche l’occasione per un confronto su come la sanità è affrontata nella nostra regione e su quali potenzialità potrebbe sviluppare questa iniziativa che vanta attenzione ai bisogni del territorio e delle persone più fragili.
In particolare, è stato affrontato il tema della prevenzione, valutando l’opportunità di integrare questo prezioso presidio socio-sanitario con ulteriori attenzioni agli stili di vita che inevitabilmente incidono e determinano il benessere complessivo di una persona.
Dunque la Busta rossa non più solo per registrare i problemi già evidenziati dall’anamnesi medica e offrire un supporto in casi di emergenza/urgenza sanitaria, bensì come presidio di controllo che può opportunamente evitare l’insorgere di malattie legate a scorretti stili di vita, ma anche all’accumulo o all’interferenza tra farmaci in uso.
Il nostro prossimo passo sarà contattare Regione Lombardia e avviare un confronto affinché questo prezioso presidio sociale a vocazione sanitaria si possa realizzare in tutte le sue parti col concreto e fattivo supporto delle Agenzie di Tutela della Salute (ATS) regionali.
Questo percorso si intreccia anche con la creazione della Case di Comunità e col tema serio di chi andrà ad operare in esse, considerata tra l’altro la forte contrazione degli operatori sanitari nel nostro Paese. Serve con urgenza aumentare la produttività a favore del SSN nella posizione dei dipendenti, permettendo loro di lavorare assieme nelle Case di Comunità e al tempo stesso incentivando la medicina associata in favore del Servizio sanitario nazionale (SSN), due buone soluzioni per poter avviare con successo le Case di Comunità.
Sostiene il prof. Garattini: «Dove si trova il personale se manca già oggi per le strutture esistenti? I medici di medicina generale dovrebbero, invece, aumentare la loro produttività a favore del Servizio sanitario nazionale nella posizione di dipendenti, facendo parte delle Case di Comunità con la possibilità, lavorando insieme, di tenere aperti gli ambulatori sette giorni alla settimana ed evitando così gli affollamenti al Pronto Soccorso che impediscono le funzioni fondamentali di questo servizio rivolto alle gravi urgenze. Gli oppositori del progetto arrivano perfino a invocare il diritto dei cittadini a scegliere il medico di propria fiducia» (Avvenire, 16.03.2023).
In questo quadro diventa assolutamente urgente e indispensabile far partire azioni di controllo e prevenzione della salute dal basso, ovvero dal territorio, capaci di intercettare le abitudini sbagliate e di intervenire concretamente e tempestivamente.

