Nel gennaio 2019, in occasione della V Giornata della legalità e della giustizia – che vedeva il passaggio della fiaccola dal Municipio 4 al Municipio 5 e che fu anche l’ultima a cui Antonio Iosa (promotore e già presidente di Fondazione Perini) aveva potuto partecipare (sarebbe infatti morto il 29 agosto di quell’anno) –, Iosa ebbe a dire: «La caratteristica della mafia moderna si manifesta in città con la coabitazione di cosche diverse che si gestiscono fette di territorio o “fortini”, collaborano tra loro e si spartiscono le zone d’influenza. Sono spesso le cupole della mafia italiana che manovrano quelle straniere e convivono senza conflitti, fanno affari in comune in tutti i settori dell’economia e della società: appalti pubblici, connivenze politiche, riciclaggio, usura, gioco d’azzardo, commercio di armi, prostituzione, spaccio di droghe. Altri traffici illeciti prosperano nel settore sanitario, agro-alimentare, ristoranti, alberghiero, villaggi turistici, locali notturni e ricreativie penetrano anche nei settori sportivi, nelle cooperative sociali e nel redditizio settore dei rifiuti, dei delitti contro l’ambiente. Le nuove tecnologie hanno permesso alla mafia di penetrare anche nel settore informatico ove gestiscono non solo il gioco d’azzardo illegale».
Nel luglio 2022 – intervenendo a un confronto col Consiglio comunale, alla vigilia del 30° anniversario della strage di via D’Amelio – la dott.ssa Dolci, Procuratrice aggiunta e coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia a Milano, ci ha confermato, purtroppo, che il tema delle infiltrazioni mafiose non è affatto scomparso e che serve vigilare perché la mafia persiste oggi con meno violenza, ma più affari, soprattutto in campo economico e nei diversi settori produttivi. Oggi la mafia si presenta con un volto imprenditoriale molto pericoloso, perché punta a fare concorrenza ad operatori eticamente puliti.
E la nostra Città, che accoglie ingenti somme dai fondi del PNRR e apre cantieri per i lavori delle Olimpiadi invernali Milano 2026, non può permettersi di calare l’attenzione su questo fronte. Per questo servono sinergia istituzionale, protocolli di legalità e controlli attenti a prevenire infiltrazioni mafiose. Avere strumenti di comprensione e conoscenza è ciò che serve per affrontare in maniera consapevole e preparata il dibattito politico sulla nostra città.
Per i giovani delle scuole del territorio, che oggi sedevano nelle prime file e che hanno seguito il lavoro proposto dal Municipio 7 su quesi temi, lavorare su comportamenti legali e giusti significa innanzitutto avere cura delle persone e delle cose, essere attenti al bene comune, sentirsi responsabili di azioni piccole e grandi da cui si compone il “noi” della città. Paolo Borsellino aveva molta fiducia nel fatto che «i giovani avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta».
Per tenere accesa la fiaccola della legalità che da oggi è consegnata al Municipio 2, vanno coniugati diritti, doveri e responsabilità su piani diversi che si sommano e si integrano a vicenda:
1. La famiglia come spazio in cui crescere il rispetto della persona e delle cose, ambito in cui porre e custodire il seme dell’etica di una vita onesta;
2. La scuola come istituzione realtà radicata sul territorio, dove sviluppare progetti di collaborazione coi Municipi per recuperare la memoria del quartiere, la sua storia e le sue lotte per la giustizia;
3. La cittadinanza quale dimensione del noi della città che costituisce dal basso il popolo dei quartieri, quell’insieme di persone disposte a vivere un’amicizia civica che si mette in gioco insieme per prendersi cura uno dell’altro, contro la rottura dei legami di fraternità;
4. Le istituzioni come la dimensione in cui affrontare in modo sistematico e strutturato la promozione della legalità, della giustizia, della sicurezza e della solidarietà.
Il “Quaderno Bianco” che di anno in anno viene presentato testimonia l’identità storico-culturale attorno alla quale si ricostruire la rigenerazione urbana della nostra città a partire dai singoli municipi, e in particolare dai quartieri più difficili, dove sappiamo che è più radicata la presenza della malavita.
Come sottolinea Christian Iosa, attuale Presidente di Fondazione Perini: «Non c’è speranza di promuovere legalità, giustizia, sicurezza e solidarietà senza stimolare il popolo e senza preservare quello che è rimasto della memoria storica dei quartieri alcuni ancora in preda al degrado urbano e sociale e a nuove forme di povertà ed emarginazione, aggravate dalla pandemia, che caratterizzano le periferie urbane delle città metropolitane. Spetterà al Municipio 2 raccogliere la “Fiaccola della legalità” per il 2023, un anno storico che ci porta al centenario della Grande Milano, in cui diventa sempre più impellente il contatto tra cittadini e istituzioni in un auspicio di riforma del decentramento locale che faccia delle periferie le protagoniste in un’ottica di salvaguardia, di recupero delle loro radici storiche e di valorizzazione».
