Un “cammino nel cammino”, un primo passo nella direzione della Terza Marcia Mondiale per la Pace, lungo il Cammino dei Monaci fino alla Via Francigena. Questo è stata la prima camminata per la pace, partita dalla sede del Municipio 4, passando da Corvetto fino a Chiaravalle, un intenso e fraterno percorso che passo dopo passo si è via via arricchito di nuovi camminanti, tra natura e spiritualità, con momenti di riflessione e comunione, letture, testimonianze, gesti simbolici e di testimonianza.
«La Pace va coltivata giorno dopo giorno, come ci insegnano gli HIBAKUJUMOKU (dal giapponese “alberi bombardati”)… e oggi uno è stato affidato al Centro Nocetum dall’Associazione “Mondo senza Guerre e senza Violenza”, quale testimonial di resistenza e rigenerazione.
Ma cosa sono questi “Alberi della Pace” e perché sono così importanti?
Il 6 agosto del 1945 la bomba atomica di Hiroshima uccise un terzo dei suoi abitanti e quasi completamente ogni forma di vita intorno. I sopravvissuti, temendo che non sarebbe cresciuto nulla per decenni, videro che in quel paesaggio desolato germogliavano delle piantine di Ginkgo biloba, che divennero simbolo di speranza e incoraggiarono i cittadini a ricostruire.
La forza del Creato contro la capacità distruttiva dell’uomo!
Da allora, oltre 160 alberi, di più di 30 specie, situati nel raggio di 2 km dall’ipocentro della bomba atomica sono registrati come “alberi bombardati”, identificati uno ad uno da una targhetta.
Curati con amore nel corso degli anni da autorità, botanici, gruppi di cittadini e singoli, i coraggiosi HIBAKUJUMOKU continuano a fiorire, a dare frutti e a testimoniare la forza della vita.
I loro semi vengono affidati ovunque nel mondo.
La Rev. Annamaria Gyoetsu Epifanìa, monaca buddhista del Centro Zen Anshin di Roma, ha fatto una preghiera di benedizione della piccola pianta, che Nocetum ha voluto chiamare “Speranza” e che, appena possibile, verrà messa a dimora.
Inoltre, ci ha voluto leggere un messaggio della Sen. Liliana Segre, che si è definita “seme sopravvissuto ad Auschwitz”: “Coltivare la speranza è un imperativo categorico, a tutte le latitudini. Storia e memoria procedono parallele e sono patrimonio comune dell’umanità esattamente come gli alberi”» (Spunti dal “Cammino nel Cammino”, pubblicati sul sito del Centro Nocetum).
