A conclusione del Laboratorio di poesia anticonvezionale dal titolo “Emozioni fra le righe” sono stati presentati i risultati sorprendenti di un lungo lavoro che ha coinvolto una dozzina di ospiti che frequentano la mensa del Centro S. Antonio di via Farini a Milano e una decina di collaboratori volontari: gli uni e gli altri si sono dati appuntamento quindicinale per lavorare su letture, scambiarsi valutazioni e impressioni, e provare a scrivere testi poetici, sotto la guida di Arianna Niero, che si definisce poetessa tessile.
Il “prodotto” finale è stato un prodotto altrettanto anticonvezionale quanto unico: ben sedici delle poesie composte dai partecipanti sono state ricamate su tela formano un “libro” assolutamente particolare.
La cosa pregevole è stato il fatto che il Corso si è intrecciato con attività quotidiane come la mensa e alla mensa sono seguite iniziative culturali, quali la visita alla Pinacoteca di Brera, al Museo della Scala, al Corriere della Sera, al Planetario, al Cenacolo e, ancora, corsi di pittura e fotografia. Ciò dimostra che ciò di cui l’uomo ha bisogno per “sfamarsi” non è solo il pane. C’è un altro cibo che tiene in vita ed è fatto di accoglienza, relazioni, condivisione di sentimenti.
Questo percorso è stata una grande intuizione da parte dei frati del Centro S. Antonio, nato più di 25 anni fa come espressione concreta e contemporanea del carisma francescano dove si incontrano persone e si coltivano relazioni, con una particolare attenzione alle situazioni di fragilità.
Quest’anno, grazie al Bando “Per il libro e la lettura” di Fondazione Cariplo e all’impegno della Cooperativa culturale In Dialogo legata all’Azione cattolica ambrosiana, è potuto partire il Progetto “Libera.mente leggere”, che ha raccolto la sfida della lettura e della poesia come vie che di accesso all’inclusione sociale, economica, culturale dei cittadini e, dunque, per la qualità della democrazia.
La seconda cosa che mi ha colpito è stato il percorso che ha portato i partecipanti a pensare, guardarsi dentro, leggere ed esprimere emozioni forti, quali amore, dolore, gioia, preoccupazione, speranza, disperazione, gratitudine… la capacità di riuscire ad esprimere, condividere e far diventare un’opera d’arte emozioni intimamente personali. Questo ha insegnato agli ospiti della mensa che ciascuno è un’opera d’arte unica, che giustamente ha ottenuto un’attenzione tale da essere “impreziosito” e valorizzato fino a diventare un ricercato ricamo.
Infine, la terza cosa che ho imparato è che questo cammino di consapevolezza si può fare solo insieme, all’interno di una comunità. Perciò dico grazie alle istituzioni che l’hanno reso possibile, sostenuto e accompagnato: il Centro S. Antonio, la Cooperativa culturale In Dialogo, l’Azione cattolica ambrosiana, la Fondazione Cariplo. Questo insegna che riuscire a fare rete e lavorare insieme permette di incidere su un contesto problematico. Ora serve continuare in questa direzione, lavorando anche col giornale di strada “Scarp de’ tenis”, immaginando percorsi in continuità, che coinvolgano in modo sempre più stabile anche le situazioni civili, quali il Municipio 9 e il Comune.
Guarda il percorso e i lavori del Laboratorio “Emozioni tra le righe”