Una Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne non basta per riscattare tutte coloro che non hanno più voce perché vittime di violenza fisica, psicologica, economica, verbale, ora anche digitale.
Tuttavia dobbiamo constatare che ce n’è ancora bisogno, perché la violazione dei diritti umani non pare arretrare e sempre mortifica la dignità, l’integrità e addirittura la stessa vita di molte, indipendentemente dal ceto sociale e dalle condizioni economiche e spesso avviene in ambito domestico e per mano di familiari.
Nel coraggio delle donne di Teheran(1), che sfidano la repressione violenta della “polizia morale”, c’è tutto il senso di questa giornata: dare voce ai diritti negati a bambine, ragazze e donne, su cui incombe un destino inaccettabile e anacronistico
che vuole negare loro ogni riconoscimento, persino come esseri umani.
Ma senza andare troppo lontano, anche nella nostra città occorre denunciare, accompagnare, educare. Col numero telefonico 1522, attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, la Rete Nazionale Antiviolenza del Comune di Milano sostiene donne vittime di violenza, assicurando anonimato, aiuto psicologico e giuridico e indicando strutture pubbliche e private presenti in città a cui rivolgersi. Sono 1.219 le donne supportate dai centri della rete cittadina nel primo semestre di quest’anno. Di queste, 58 hanno concordato un percorso di accoglienza nelle case rifugio cittadine.
Questo impegno dà speranza perché permette di dire che la parola violenza può non essere l’ultima parola se si avvia un percorso di aiuto e ascolto che porta a superare la paura e la vergogna. Insieme si può essere ogni giorno un po’ più forti.
(1) L’immagine di copertina è una riproduzione della Statua della Libertà col volto di Mahsa Amini, la 22enne morta a Teheran per mano della “polizia morale” (New York, lungo la High Line).