A oltre due anni dall’avvento della pandemia globale e nel mezzo di una sanguinosa guerra dalle implicazioni mondiali, abbiamo un quadro nazionale e internazionale sull’immigrazione in Italia a fine 2021. Il Rapporto presenta la dimensione internazionale ed europea della mobilità umana, analizza le caratteristiche strutturali dei flussi e dell’immigrazione in Italia, ne osserva i processi di inserimento, integrazione e partecipazione, fino a misurarne la presenza nel mercato del lavoro e il contributo all’economia nazionale.
Dallo studio presentato emerge che 1milione e 200mila sono gli stranieri regolari, il 12% dell’intera popolazione lombarda. Gli stranieri sono produttori di ricchezza eppure sempre più poveri.
La politica ha ovviamente le sue responsabilità. Non avendo mai voluto governare il fenomeno a monte con politiche di programmazione, poi l’ha dovuto sanare a valle, attraverso le regolarizzazioni: nel 2009, nel 2012 e ancora nel 2020, nel mezzo della crisi pandemica globale, annunciando una regolarità che è sintomatica di un modus operandi diventato sistemico.
Ma anche l’Unione europea non ne esce bene: con lo scoppio della guerra in Siria e il caos politico in Libia dopo la morte di Gheddafi, ha messo in atto politiche di respingimento, di espulsione violente, lungo le rotte marittime e terrestri, vedendo proliferare muri e barriere anti-immigrati, che contravvengono i più elementari principi di umanità e di civiltà, che pure alimentavano il sogno europeo, basato su valori quali la solidarietà tra i popoli, l’accoglienza e il rispetto dei diritti umani. Così il Piano europeo sulla migrazione e l’asilo si è miseramente trasformato in un piano di solidarietà non già verso i migranti, bensì tra gli Stati membri per tutelare i reciproci egoismi.
Schemi e logiche sempre più vecchi e sempre meno capaci di contribuire alla coesione sociale, alla crescita culturale e al benessere collettivo del Paese. Tra l’altro, questo sistema politico «lede e umilia non solo le condizioni di vita dei migranti, ma anche e – cosa più grave – scientemente l’intero sistema Paese e “sistema Europa”, nella misura in cui – come abbiamo visto e come tutti sanno – gli immigrati ne rappresentano da anni una componente imprescindibile e – come si suol dire – “struturale”». Tra questi fallimenti, si ricordano anche 30 anni di mancata riforma della legge sulla cittadinanza, dai cui diritti restano oggi esclusi circa 1 milione di giovani stabilmente radicati in Italia, che per l’85% vi sono anche nati e cresciuti.
Per approfondimenti:
Relazione di presentazione del Dossier 2022, Roma
Cosa è andato storto nell’accoglienza degli ucraini
Scheda di sintesi