In Italia la prima donna Ministro fu Tina Anselmi, nel 1976: partigiana eletta con la Democrazia Cristiana, fu lei a volere l’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale.
Nel 1993 si iniziarono a introdurre le cosiddette “quote rosa” per aumentare la presenza femminile in politica. E qualche donna in più si è fatta effettivamente strada.
Tuttavia – come dichiara l’Ufficio d’impatto del Senato – «Le cariche di maggior rilievo politico paiono continuare ad essere appannaggio prevalente degli uomini». Infatti, ancor oggi, le figure femminili in politica sono prevalentemente relegate ad occuparsi di sociale, cura, scuola, salute…
Ma la parità di genere, anche in politica, non è solo una questione quantitativa. In molti Paesi ci sono e ci sono state ai vertici figure femminili di rilievo e da diversi studi empirici emerge una migliore capacità delle donne nel risolvere situazioni di crisi, in operazioni di pace, nella gestione dei conflitti, nella capacità di garantire il welfare dello Stato.
Il motivo per cui ora anche in Italia nel 2022 potrebbe diventare premier per la prima volta una donna è stato approfondito da Barbara Poggio, Prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento. La Poggio sottolinea come, sebbene Giorgia Meloni «rappresenti una delle forze politiche storicamente e attualmente meno attente alla condizione e alle istanze delle donne», il suo successo è legato al fatto che lei stessa tenda «a identificarsi, nella narrazione pubblica che adotta sistematicamente, prima di tutto come madre, come se questa fosse l’unica funzione a definire la condizione femminile», mostrandosi così totalmente in linea con la leadership della sua coalizione che ha una precisa visione del ruolo della donna.
Mentre le donne di sinistra, secondo la Poggio, porterebbero avanti temi più “scomodi” che mettono in crisi i modelli di genere tradizionali, rappresentando forse anche «una minaccia non soltanto per l’elettorato conservatore, ma anche per molti degli stessi uomini di area progressista, non sempre realmente sensibili a tali istanze e comunque non necessariamente disponibili a sacrificare le proprie rendite di posizione a favore di un effettivo riequilibrio di genere, tanto più quando gli spazi disponibili si riducono, come nel caso delle prossime elezioni».
Infine, conclude la Poggio, puntare su una donna premier consente alla destra «di trovare legittimazione anche agli occhi di un elettorato più moderato o timoroso di possibili derive autoritarie. Nell’immaginario pubblico, infatti, un volto femminile può risultare più rassicurante e meno direttamente associabile alle pratiche illiberali di prevaricazione e violenza che hanno caratterizzato i regimi di destra, di cui anche il nostro paese ha pagato i gravi costi».
Come sempre, dunque, occorre leggere i programmi elettorali.
Nel programma della Meloni si legge che «per “risollevare l’Italia”, intesa come “Nazione sovrana e spiritualmente forte”, il programma di Fratelli d’Italia considera la famiglia il cemento imprescindibile» e da qui il sostegno alla natalità e la lotta contro l’aborto. Solo al dodicesimo punto si trova il proposito di contrastare il divario retributivo uomo/donna.
Il centrosinistra ha nel suo programma il capitolo “Paese a misura di donne e giovani”, dove i diritti civili sono interpretati come complementari a giustizia sociale. Da qui le proposte di incentivi e piani di intervento straordinari, il contrasto a violenza e molestie nel mondo del lavoro, il riconoscimento dell’indennità di caregiver, un potenziamento dell’accesso agli asili nido, il congedo di maternità obbligatorio al 100% per due mesi prima e per sei mesi dalla data del parto e un congedo per il padre che non sia alternativo a quello della madre; la modifica della l. 54/2006 art. 1 che fa dipendere la scelta dell’affido – in caso di separazione – dalla rilevazione di violenza domestica.
Dalle parole ai fatti, nella città di Milano è nato il progetto “Ri-Nascita” che, dando nuova vita a Cascina Carpana, offre ospitalità in un luogo sicuro a donne vittime di violenza domestica, aiutandole a porre le basi per trovare piena autonomia, con occasioni di formazione e lavoro e con l’avvio a una professionalità e a un’indipendenza economica. «Il progetto presentato – spiega Alessandra Kustermann, presidentessa dell’associazione DAD Donna Aiuta Donna – è nato dalla volontà di creare un luogo sicuro dove le donne e i loro figli, uscite da un’esperienza di violenza domestica, possano recuperare la serenità psicologica, acquisire nuove competenze professionali e trovare un’indipendenza economica che permetta loro di affrontare il mondo in autonomia».
Scarica il programma elettorale 2022 del Partito democratico (formato PDF)
