In piena estate era stato annunciato da parte di Regione Lombardia l’aumento del trasporto pubblico locale a seguito di un regolamento regionale che «stabilisce che le tariffe debbano essere adeguate annualmente in base al tasso di inflazione definito dalla regione stessa con proprio atto, corretto in funzione di indicatori di qualità definiti dalle agenzie».
A nulla era servita l’opposizione del Gruppo PD Lombardia che, in sede di bilancio, aveva avanzato proposte per diminuire l’impatto dei costi sul trasporto pubblico. Al contrario, Palazzo Lombardia aveva deciso in modo totalmente discrezionale di rincarare i biglietti.
L’effetto economico dell’aumento Istat è di circa 38 milioni per tutta la Lombardia, con una stima approssimativa in proporzione per la città di Milano che va dai 15 ai 17 milioni di euro.
Di conseguenza, il prezzo del biglietto ATM avrebbe dovuto subire entro l’anno un aumento che poteva oscillare fra i 10 e i 30 centesimi. La cosa è grave anche perché, mentre nei suoi programmi la destra promette tagli alle tasse, la realtà dove governa va nella direzione completamente opposta.
Ora il Comune si è opposto a questo aumento (anche se avrebbe interessato solo biglietti e carnet e non gli abbonamenti), perché sarebbe ricaduto sugli utenti e avrebbe favorito l’uso dei veicoli privati, andando contro le politiche di riduzione del traffico che l’Amministrazione sta portando avanti da tempo anche con onerosi investimenti per prolungare le linee metropolitane e ammodernare le vecchie stazioni. Il tema, infatti, riguarda una questione ambientale e di giustizia sociale.
La richiesta del Comune di Milano è di costituire un tavolo tecnico di confronto con Ministero dei Trasporti e Regione Lombardia per rivedere il tema tariffe sospese per l’emergenza Covid: deve essere la stessa Regione a farsi carico dell’adeguamento Istat 2022 deliberato dalla stessa Giunta regionale il 4 luglio scorso e a trovare le risorse necessarie per coprire l’aumento. Anche chiedendo una diversa e più equa ridistribuzione delle risorse del fondo di trasporto nazionale, che ora vanno metà ai treni e metà al trasporto pubblico locale (metropolitana e autobus), nonostante gli utenti del trasporto pubblico siano quattro volte maggiori rispetto agli utenti dei treni. E questo da anni sta penalizzando Milano.
