Accogliere un confronto con la dottoressa Alessandra Dolci – Procuratrice aggiunta e coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia a Milano – nel corso di una seduta di Consiglio comunale è stato molto più di un gesto simbolico alla vigilia del 30° anniversario della strage di via D’Amelio. L’incontro, organizzato per volontà della Presidenza del Consiglio, ha voluto mandare un messaggio politico preciso e impegnare i rappresentanti eletti ad una presa di posizione forte contro la criminalità organizzata. Serve – come ha sottolineato dalla dott.ssa Dolci – sinergia tra le varie istituzioni
Il tema delle infiltrazioni mafiose, infatti, non è affatto scomparso e serve vigilare perché la mafia persiste oggi con meno violenza, ma più affari, soprattutto in campo economico e nei diversi settori produttivi. Oggi la mafia si presenta con un volto imprenditoriale molto pericoloso, perché punta a fare concorrenza ad operatori eticamente puliti. E la nostra Città, che accoglie ingenti somme dai fondi del PNRR e apre cantieri per i lavori delle Olimpiadi invernali Milano 2026, non può permettersi di calare l’attenzione su questo fronte. Per questo servono sinergia istituzionale, protocolli di legalità e controlli attenti a prevenire infiltrazioni mafiose. Avere strumenti di comprensione e conoscenza è ciò che serve per affrontare in maniera consapevole e preparata il dibattito politico sulla nostra città.
Nondimeno, la mafia è una questione culturale e dunque va affrontata con un forte investimento in campo educativo. Diceva Paolo Borsellino: «Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo». Il magistrato aveva fiducia nel fatto che «i giovani avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta».
Per questo sono molto contenta che, nella stessa seduta consiliare, sia stato preso l’impegno di diffondere interventi educativi rivolti ai giovani delle scuole medie e superiori milanesi, attraverso un progetto che provveda a far conoscere la realtà del fenomeno mafioso nel Paese, nella nostra Regione, Città metropolitana e nella città di Milano. In accordo con l’Ufficio Scolastico Territoriale, si porteranno interventi di testimonial di varia natura, quali forze dell’ordine, Magistratura, operatori del terzo settore, storici della materia, gestori di beni confiscati, parenti di vittime di mafia, sociologi, operatori di associazioni che operano nel campo educativo, preventivo, di sensibilizzazione al tema, come per esempio Libera.
I giovani sono sensibili, vogliono sapere e conoscere. Non bastano le commemorazioni, pur importanti. Bisogna far capire la passione che ha spinto qualcuno a dare la vita, far conoscere perché e per chi quelle persone sono morte. Dal sacrificio di questi e altri servitori dello Stato si possono e si devono trarre valori ed esempio.
