La nuova edizione del XXVII Rapporto sulle migrazioni 2021 analizza sia l’impatto della pandemia sui flussi migratori e sugli immigrati, sia le conseguenze, sotto il profilo migratorio, della drammatica questione afghana.
Fondazione ISMU stima che al 1° gennaio 2021 gli stranieri presenti in Italia siano diminuiti e che il numero degli irregolari sia sostanzialmente invariato: gli stranieri rappresentano nel complesso circa il 10% della popolazione. I dati restituiscono l’immagine di una popolazione in calo per il secondo anno consecutivo, in virtù sia della flessione degli ingressi sia del costante flusso di acquisizioni di cittadinanza.
Per quanto riguarda il lavoro, si osserva come la vulnerabilità della popolazione con background migratorio si sia accentuata a causa della pandemia: il tasso di occupazione degli stranieri, infatti, subisce una significativa flessione, passando dal 61% del 2019 al 57,3% del 2020.
Si assiste a un ulteriore aggravamento della povertà, giunta nel 2020 a riguardare il 29,3% degli stranieri (contro il 7,5% degli italiani) e il 26,7% delle famiglie di soli stranieri (erano il 24,4% nel 2019). Nel 2020 la retribuzione media annua dei lavoratori extracomunitari, pari a 12.902 euro, è inferiore del 38% a quella del complesso dei lavoratori. Un segnale positivo arriva invece dall’imprenditoria immigrata: nell’anno più segnato dalla pandemia (2020) si rileva un incremento pari al 2,3% dei titolari e soci nati all’estero.
All’interno della scuola è interessante notare che nell’anno scolastico 2019/20 per la prima volta gli alunni stranieri iscritti al liceo superano quelli iscritti agli istituti professionali e che, però, il ritardo scolastico riguarda circa il 30% degli alunni con cittadinanza non italiana (contro il 9% degli alunni italiani). A questo dato aggiungiamo che il 36% degli stranieri non lavora né studia, contro il 21,8% dei giovani italiani.
Questi dati fanno riflettere sulle politiche di integrazione messe in atto finora e suscitano riflessioni che non si possono rimandare: l’aumento della povertà colpisce soprattutto la popolazione straniera, le donne immigrate sono le più discriminate e le più colpite dalla perdita di lavoro, il crescente disagio giovanile va di pari passo con l’aumento del tasso di aggressività.
Il Rapporto termina con uno sguardo all’Europa: è questo l’orizzonte a cui guardare per nuove prospettive della politica migratoria, che abbiano il coraggio di puntare alla legalità, all’organizzazione di canali umanitari di ingresso sicuro, a proposte concrete in tema di lavoro per i migranti economici.