Da 45 anni a Milano c’è una scuola che fa vera inclusione: alla Scuola media Vivaio alunni non vedenti e alunni normodotati lavorano insieme in armonia e con reciproco vantaggio.
Ma c’è un problema: la scuola è in affitto presso l’Istituto dei Ciechi e ora l’affitto è diventato insostenibile e le regole imposte dalla Corte dei Conti confliggono col diritto e i bisogni di 240 bambini (di cui una quarantina con diverse disabilità).
L’Amministrazione sta cercando una nuova soluzione, ovvero una nuova e diversa collocazione. Ma non è facile e il tempo stringe, anche perché le prescrizioni per il prossimo anno scolastico partono già a gennaio.
In settimana c’è stata una commissione consiliare dedicata al tema, dove è stato ribadito e condiviso il valore del percorso educativo e formativo proposto dalla scuola, riconosciuto come investimento sul futuro dell’infanzia per la città di Milano.
Fatto salvo che effettivamente la questione andava affrontata prima, per non trovarsi così a ridosso della scadenza del contratto, io credo che si dovrebbe ipotizzare un cambiamento di sede progressivo, inserendo esso stesso in un percorso educativo complessivo condiviso con la scuola, con i docenti, con le famiglie, con gli alunni. Perché un progetto educativo è questo: guardare alla crescita dei bambini aiutandoli a diventare grandi imparando ad affrontare le difficoltà e i problemi che incontrano lungo il cammino, stare al loro fianco per cercare insieme le soluzioni migliori e accompagnarli ad affrontarle senza paura e con fiducia nelle loro capacità di adattamento. Ma per fare questo serve tempo, soprattutto per chi è fragile e necessita di un ambiente noto e rassicurante.