Puntuale come il Natale, è arrivata la provocazione dell’opposizione che, con una mozione della collega Giovanati (Lega), ha posto l’accento sul recente pronunciamento del Tribunale di Milano di trascrivere integralmente «l’atto di nascita con due padri di un bambino nato negli Stati Uniti con l’utero in affitto», per chiedere una ferma condanna alla pratica della maternità surrogata, anche approfittando del fatto che il dibattito è caduto proprio nel giorno dedicato al contrasto della violenza sulle donne.
A parer mio la mozione non è del tutto lineare, a partire dalla prima premessa, che evidenza quasi fosse un problema il pronunciamento del tribunale. Invece, io credo che sia da salutare con gioia il fatto che un tribunale si esprima a favore del superiore interesse del bambino riconoscendo le figure genitoriali di riferimento. Dunque sono contenta che questi bambini ora abbiamo finalmente una famiglia, perché noi vogliamo per loro tutto il bene che possiamo volere per i nostri stessi figli, a partire da un contesto familiare.
Ed è giusto che il tribunale si esprima di volta in volta sul caso di questi bimbi “nati in un modo speciale”, perché non può e non deve diventare un automatismo. Infatti, non si tratta di un mero problema burocratico, bensì del riconoscimento di ciò che è bene per il minore. La trascrizione automatica esprimerebbe una linea favorevole agli adulti e sarebbe oltretutto incentivante di una pratica vietata.
Non condivido neppure il fatto che il documento faccia prima riferimento alla “dignità della donna” che alla “tutela del minore”. Benché io non capisca e non comprenda la scelta (?) di queste madri, la mia attenzione e preoccupazione principale è per la tutela del bambino a cui nessuno dà voce e che, suo malgrado, è chiamato in causa per il desiderio di due adulti che decidono programmaticamente di toglierlo alla madre che l’ha partorito.
In Italia esiste la Legge 40/2004 che vieta la pratica della maternità surrogata. Ma noi sappiamo bene che, purtroppo, non è vietata in altri Paesi del mondo. E sappiamo che famiglie italiane non solo omo ma anche e soprattutto eterosessuali vanno all’estero per poter accedere a questa pratica e, tornati in Italia, chiedono/esigono la trascrizione nel registro dell’Anagrafe di bambini nati con la gestazione per altri.
Perciò, non è inutile ribadire la ferma contrarietà a questa pratica.
Con me altri tre colleghi del Partito Democratico hanno votato a favore (Alice Arienta, Rosario Pantaleo e Valerio Pedroni), ma la mozione non ha avuto voti sufficienti per essere approvata.
Tuttavia, credo che il dibattito non debba finire qui: non credo che ci si possa sentire “a posto” con un voto così che, se mettesse tutto a tacere, sarebbe solo strumentale, come hanno fatto notare anche alcuni colleghi.
Io credo che vada fatto un lavoro culturale e politico di riflessione e approfondimento sull’argomento che deve continuare fuori da quest’aula e non con questi strumenti. Dobbiamo continuare a fare azione di informazione seria e a portare l’attenzione al di fuori dell’ambito politico, affinché tutta la società civile prenda posizione su un tema così delicato, facendone emergere le contraddizioni e i conflitti. Altrimenti il tema rischia di rimanere terreno di battaglia solo di chi ha interesse a sostenere la pratica dell’utero in affitto.
Io sono fiduciosa, perché anche all’interno del mio partito, del Partito Democratico, si sono levate più voci contro la gestazione per altri, proprio in nome dei più profondi valori della sinistra europea
Il mio intervento in aula: https://robertaosculati.it/wp-content/uploads/2021/11/OSCULATI-ROBERTA-2021-11-25-18-31-06.mp4
Esito della votazione