Il 29 ottobre scorso ho partecipato al Convegno annuale di Amateo, network europeo per la partecipazione attiva e le attività artistiche e culturali finanziato dall’Unione europea, che raduna 57 istituzioni nazionali e locali di 22 Paesi europei. Per l’Italia, partecipa a questa rete internazionale Consulta Periferie Milano, che ha organizzato e ospitato per la prima volta a Milano l’evento europeo.
Tema del convegno è stato “Lo sviluppo della cultura europea (ri)comincia dalle periferie”, un’occasione per ascoltare esperienze di Paesi ed enti diversi capaci di far germogliare iniziative culturali diffuse, piccole e grandi, per donare una prospettiva ambiziosa, ma altrettanto realistica, al futuro delle città e delle comunità.
Partecipare a questo incontro internazionale mi ha fatto riflettere sul ruolo delle istituzioni rispetto al sostegno delle attività culturali che animano i nostri quartieri. Attività spesso portate avanti dai cittadini in modo amatoriale, senza un sostegno strutturato o un appoggio economico preventivo. Eppure, queste realtà contribuiscono anche con poche forze in modo egregio alla rigenerazione urbana e sociale dei quartieri periferici delle nostre città!
A Milano, ad esempio, Consulta Periferie organizza mensilmente l’iniziativa PeriferiArtMi, che vede una partecipazione sempre crescente di realtà associative coinvolte (attualmente 37) e che ogni terzo fine settimana del mese propone un ciclo di eventi attraverso antichi borghi e nuovi quartieri della periferia per scoprire e valorizzare quella parte di Città spesso sconosciuta. Finora si contano ben 165 appuntamenti complessivi organizzati.
Ho avuto modo di confrontarmi in proposito con Fabio Pizzul, capogruppo del Partito democratico nel Consiglio regionale di Regione Lombardia, per capire qual è l’impegno e il contributo che Regione Lombardia può dare per sostenere questo impegno di cultura diffusa nelle nostre città.
Ebbene, ho scoperto che negli ultimi anni Regione Lombardia ha ridotto sempre più il budget a disposizione della Direzione generale Cultura: dai circa 50 milioni di euro del 2011 è passati infatti a meno di 10 milioni negli ultimi due anni.
Cosa fa Regione Lombardia con questi fondi?
Ha spese istituzionali, perché sostiene alcune realtà di cui è membro nei rispettivi Consigli di amministrazione (quali la Scala di Milano, i Pomeriggio musicali, il Teatro Stabile di Brescia), e poi pubblica bandi che vanno a finanziare alcuni festival sul territorio o iniziative locali che però incidono poco sull’attività culturale lombarda, che è lasciata per lo più in mano all’impegno diffuso di singoli, associazioni o privati che la sostengono.
Cosa si potrebbe fare?
In questo settore, Fondazione Cariplo ha dato spunti innovativi, come i programmi integrati per la cultura che in diverse zone della Lombardia hanno fatto rete tra i diversi soggetti che operano nel campo culturale, dando vita a una sorta di distretto della cultura finanziato coi fondi Cariplo.
Mentre Regione Lombardia è indietro e ingessata su una gestione fondi che continua a perpetuare quello che si è sempre fatto, senza riuscire ad incidere su quella cultura diffusa che nasce dal basso, che crea socialità e relazioni nei territori ma che resta fuori dai radar di Regione.
