Della pandemia, probabilmente l’effetto più duraturo sulla società sarà lo smart-working. Abbiamo infatti scoperto un nuovo modo di lavorare, che prima sarebbe stato impensabile.
“Il futuro del lavoro: come, dove, quando?” era il titolo del convegno promosso dall’Azione cattolica ambrosiana in collaborazione con le Acli milanesi, per far emergere le domande di senso che ruotano intorno ai cambiamenti connessi a questa modalità di lavoro e valutarne le implicazioni organizzative, giuridiche, sociali e familiari.
Le prospettive di consolidamento di questa pratica, cominciata come risposta immediata a un’emergenza, richiedono però di passarne al vaglio tutti gli aspetti, in vista di una regolamentazione che permetta di utilizzarne i vantaggi evitando il più possibile i rischi.
Sicuramente il limitare gli spostamenti ha vantaggi sull’ambiente, e se impostato coi giusti limiti, aiuta l’equilibrio tra vita privata e professionale, consentendo di passare più tempo con la famiglia e gli amici, di organizzare meglio le faccende domestiche, ma anche di dedicarsi alle proprie passioni.
È necessario però regolamentare con attenzione questa pratica, soprattutto assicurare il diritto all’off-line, perché i confini tra tempo libero e lavoro rimangano netti. Il Governo in questi giorni sta lavorando proprio a questo: ci stiamo dirigendo verso un lavoro in presenza all’80%, per mantenere i vantaggi della vita relazione in ufficio, e i benefici del lavoro da casa.
Guarda il video del Convegno dell’Azione cattolica ambrosiana