Dal 1° luglio 2021 le famiglie con Isee fino a 50.000 euro possono contare sull’assegno unico per i figli. La misura ponte è stata approvata per decreto dal Consiglio dei Ministri e troverà piena attuazione da gennaio 2022, quando diventerà universale con la riforma fiscale e l’introduzione dei decreti attuativi. In particolare, il provvedimento ponte si articola in 2 interventi: l’erogazione dell’assegno per autonomi e disoccupati; l’incremento dell’importo dell’Assegno nucleo familiare per i lavoratori dipendenti e pensionati. L’assegno coinvolge fino a 6,6 milioni di famiglie e vale anche per le famiglie straniere che pagano tasse in Italia.
Si tratta di un provvedimento fortemente voluto dal Partito Democratico, che ha presentato il testo base, a prima firma Graziano Delrio, e che ha visto in Stefano Lepri uno dei relatori per la Commissione Affari sociali. Progetto ora portato a termine dalla ministra Bonetti di Italia Viva.
Mi pare doveroso sottolineare come questo provvedimento punti ad una riforma integrata delle politiche familiari, che riassuma in modo organico tutte le componenti che agiscono nella vita delle famiglie. Finalmente si strutturano le politiche familiari come politiche di investimento in risposta al problema della denatalità e alla capacità di accompagnare le scelte personali e collettive verso il futuro.
L’assegno unico, infatti, affronta con un approccio integrato la responsabilità educativa riconosciuta alle famiglie, sostenendole con una corresponsabilità comunitaria nelle varie fasce d’età. Il provvedimento investe sulle famiglie italiane con risorse di 3 miliardi in aggiunta a quelle già in essere, per un +40% di risorse destinate alle famiglie italiane: un investimento non in chiave assistenzialistica, ma un primo passaggio di un processo di riforma sistemica, a cui si aggiungeranno altre attenzioni misure che riguardano educazione, lavoro femminile, congedi parentali, condivisione carichi di cura, investimento sui giovani.
Ringrazio l’onorevole Paolo Cova che mi ha fornito le informazioni che trasmetto di seguito.
Come funziona
L’assegno unico è un contributo mensile o un credito d’imposta di cui le famiglie possono beneficiare per ciascun figlio da zero fino ai 21 anni di età.
Dai 18 ai 21 anni l’importo dell’assegno è inferiore a quello per i minorenni ed è concesso soltanto con criteri stabiliti: ad esempio se il giovane frequenta un corso di laurea o un tirocinio, oppure svolge il servizio civile universale. Per favorirne l’autonomia, l’assegno può essere corrisposto direttamente al figlio maggiorenne.
L’assegno potrà avere un importo fino a 250 euro circa che potrà essere incrementato, dal 30 al 50 per cento, in caso di disabilità. In questi casi l’assegno viene corrisposto, senza maggiorazione, anche dopo il compimento del ventunesimo anno di età del ragazzo.
L’ammontare dell’assegno è modulato in base all’Isee e diviso in parti uguali tra i genitori. È prevista una maggiorazione a partire dal secondo figlio e va a tutte le famiglie, compresi incapienti, autonomi e partite Iva, finora escluse essendo gran parte dei sostegni alle famiglie legati al contratto di lavoro dipendente o a detrazioni.
A chi spetta
Per aver diritto all’erogazione dell’assegno unico devono essere rispettati alcuni requisiti: l’assegno è riconosciuto a tutti i lavoratori cittadini italiani, titolari di un reddito da lavoro dipendente a tempo indeterminato o determinato, autonomi o con partita Iva. Spetta anche ai genitori single con figli fiscalmente a carico.
Per i cittadini europei o extraeuropei è necessario avere il permesso di soggiorno, versare l’Irpef in Italia, vivere con i figli a carico nel nostro Paese; essere stati o essere residenti in Italia per almeno due anni, anche non continuativi; essere in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o di durata almeno biennale.
Come fare per ottenerlo
L’assegno mensile è determinato in base a una tabella che individua le soglie Isee e i corrispondenti importi mensili per ciascun figlio in relazione al numero dei figli minori. La domanda deve essere presentata a un patronato oppure telematicamente all’Inps. Il beneficio spetta a decorrere dal mese di presentazione della domanda stessa.
L’erogazione avviene mediante accredito sull’Iban del richiedente. Per i percettori di Reddito di cittadinanza, invece, l’Inps corrisponde d’ufficio l’assegno congiuntamente alla misura. In caso di affido condiviso dei minori, l’assegno può essere accreditato in misura pari al 50 per cento sull’Iban di ciascun genitore.
Importante: l’assegno temporaneo non concorre alla determinazione del reddito familiare e non si computa nei trattamenti assistenziali.
Obiettivo natalità
L’assegno unico sarà una riforma epocale, perché la legge ha l’obiettivo di favorire la natalità, di potenziare la genitorialità, sostenere il welfare e la previdenza e supportare le famiglie numerose e quelle povere con figli a carico. Intende riordinare, semplificare e potenziare le misure già previste; diciamo che l’assegno unico è:
– robusto perché l’erogazione non è in nessun caso bassa;
– equo perché modulato sulle soglie dell’Isee e destinato a tutti a prescindere dalla condizione lavorativa;
– semplice perché finalmente si mette fine alla variegata e confusa giungla di sussidi, bonus e assegni; universale, proprio in quanto nessuno rimane escluso;
– continuativo perché è una misura strutturale, che inizia a decorrere dal settimo mese di gravidanza fino a 21 anni.
L’intenzione è, appunto, quella di contrastare la denatalità, favorire la genitorialità e sostenere le famiglie, ridurre le diseguaglianze e la povertà minorile, rafforzare la previdenza, i consumi, la crescita e dare una speranza al Paese.
Vi anticipo anche che se questo testo rappresenta una delle colonne delle iniziative legislative a favore della famiglia, l’altra è rappresentata dal Family Act, che si concentrerà sui servizi alle famiglie, ed è un provvedimento quadro di un anno fa, a prima firma dall’attuale Ministra per la Famiglia Elena Bonetti e che è ancora in discussione nelle commissioni parlamentari.
