Non abbiamo bisogno di ricordare i problemi legati alla gestione dell’emergenza sanitaria nel corso della pandemia, a partire dalle Usca attivate, cioè quelle unità di “continuità territoriale” che si avrebbero dovuto occuparsi di curare a domicilio i malati di Covid. A parte questa constatazione, c’è da dire che anche la “normalità” con cui viene governata la sanità lombarda evidenzia carenze profonde, sia per l’efficienza organizzativa che per le risorse dedicate alla medicina territoriale.
L’esperienza fatta ci ha mostrato che la medicina territoriale rappresenta l’ossatura fondamentale su cui si basa l’intero sistema sanitario e i medici di medicina generale rappresentano il primo riferimento sanitario per i cittadini.
Ma a Milano, l’attuale sistema di reperimento e convenzionamento dei medici di medicina generale ha creato negli anni un crescente squilibrio nella distribuzione all’interno del territorio comunale e oggi ci troviamo quartieri quasi totalmente scoperti dal servizio fornito dal “medico di base”. L’ultimo che ha “fatto notizia” è il Giambellino (Municipio 6), dove gli anziani del quartiere rimasti senza medico hanno deciso di fare lo sciopero della fame per attirare l’attenzione sul problema, che non è “solo” un tema di assistenza sanitaria, ma è legato anche al reperimento delle medicine.
In molti casi, a fronte dell’interruzione della convenzione col medico per raggiunti limiti di età, non si è proceduto al reperimento di nuovi medici perché ve n’erano altri disponibili nello stesso ambito territoriale, sebbene assai distanti dalla sede in cui il medico pensionato forniva il proprio servizio. Questa modalità di rilevazione delle esigenze causa forti squilibri nella distribuzione territoriale del presidio medico, costringendo i cittadini a scegliere medici distanti dalla propria abitazione e andando contro la logica di organizzare i servizi essenziali in modo che siano raggiungibili facilmente a piedi in 15 minuti.
Per questo motivo in settimana discuteremo una proposta della maggioranza per garantire medici di medicina generale in tutti i quartieri della città, in particolare in quelli periferici, dove già si concentrano fragilità e difficoltà di vario tipo.
Dal canto suo, anche il Comune può mettere in campo azioni specifiche volte alla salvaguardia della salute dei suoi cittadini, a partire dalla prevenzione, dall’educazione a una vita sana, dalla promozione di un’alimentazione equilibrata e variegata.
Le proposte del PD regionale per i medici di medicina generale