In questi anni sono molto cambiate le condizioni dell’abitare a Milano: abbiamo lavorato per costruire nuovi modelli sociali che si basino prima di tutto sul diritto alla casa.
Nella nostra proposta politica, infatti, l’abitare in città deve essere condiviso, sostenibile, integrato e aperto al territorio. Come? Portando al centro della scelta le persone, anziché le agenzie immobiliari: l’obiettivo è una soglia di benessere minimo garantito a tutti. Per questo proponiamo due azioni concrete, puntando anche su nuovi modelli di abitare.
FAVORIRE LA REALIZZAZIONE DI CONDOMINI SOLIDALI in cui le famiglie condividono una vocazione sociale di servizio al territorio e alle fragilità sociali di tipo diverso, mettendo a fattor comune fatiche e risorse, tempo ed energie, generazioni più giovani con anziani.
Questi luoghi possono diventare una sorta di “agopuntura urbana” in grado di qualificare un intero quartiere e generare solidarietà, mutualità e socialità. Dunque, va semplificato l’iter amministrativo per poter edificare, gestire e abitare e vanno create le condizioni per favorirne la vita e la scalabilità.
CONTRASTARE LA GENTRIFICAZIONE, ovvero la trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni, processo orami molto diffuso in tutta la città, che però impoverisce l’elemento sociale e alla lunga dequalifica.
Questo processo è dovuto alle forti pressioni del mercato immobiliare e si può contrastare ponendo un tetto alla quota della locazione, promuovendo soprattutto per i giovani e le giovani coppie l’affitto a canone concordato e strutture di housing sociale e favorendo case di accoglienza destinate alle categorie più fragili. Questo per evitare che alcuni quartieri si impoveriscano socialmente, diventando appannaggio esclusivo di un unico ceto sociale e occultino l’anima popolare di quei luoghi. Inoltre, nella gentrificazione le ferite sociali non vengono curate, bensì spostate in altri quartieri sempre più esterni, sempre più periferici, col rischio di innescare conflittualità sociale.
Qualche sperimentazione è già in corso e il percorso del Comune di Milano, che ha individuato beni in disuso e li ha messi a bando per restituirli alla città, ne è un esempio. Così sono stati assegnati i primi sette immobili dismessi di proprietà del Comune ad altrettanti operatori del privato sociale, al termine di una procedura di avviso pubblico durata alcuni mesi. Le proposte contengono progetti di recupero edilizio dei beni, con consistenti investimenti economici da parte degli assegnatari che valorizzano il patrimonio immobiliare. Progetti che prevedono il rilancio degli spazi con attività socio-culturali e educative destinate alle comunità locali.
- La cascina di via Taverna 75 è stata aggiudicata alla Fondazione Paletti Ricci Onlus-Fondazione Vidas, che insedierà nuove residenze per famiglie con minori in cura nei centri lombardi. Un progetto che prevede un investimento da parte di Vidas di quasi 4 milioni di euro per la riqualificazione completa dell’immobile, con un canone di 162mila euro per la durata del diritto di superficie. E un beneficio per la città in servizi quantificato in 9 milioni di euro.
- Quasi 13 milioni di euro sono invece gli investimenti, sempre da parte della Fondazione Paletti Ricci Onlus-Fondazione Vidas, per il recupero della cascina di via Taverna 72 dove troveranno sede servizi di residenzialità leggera destinati ad anziani. Le fondazioni pagheranno 180mila euro di canone per la durata del diritto di superficie ed erogheranno servizi a favore della città per 11 milioni di euro.
- La Fabbrica Ghiaccioli Kociss s.n.c. rilancerà lo stabile di via Rizzoli 13 A, con un accordo che prevede 50mila euro di investimento in lavori e un canone annuo d’affitto pari a 275mila euro per la creazione di una scuola di gelateria con la successiva possibilità di apertura di un punto vendita.
- La British School of Milan invece si è aggiudicata l’acquisto, con 625mila euro, dell’area di via Marazzani per l’apertura di un edificio scolastico con servizi destinati alla cittadinanza (1 milione di euro l’anno destinati a borse di studio e lezioni alla comunità locale).
- La cascina di via Celio-Paravia 22 sarà ristrutturata dalla Fondazione Terzo Luogo ETS che pagherà un canone di 297mila euro per la durata del diritto di superficie e investirà 9,3 milioni di euro per realizzare uno spazio culturale-educativo (biblioteca multimediale, servizi per l’infanzia, laboratori di creatività e formazione) che fornirà servizi quantificati in 3 milioni di euro l’anno.
- I locali abbandonati di via Graf Arturo 29 riprenderanno vita grazie al progetto di Fondazione Arché Onlus, che ha acquistato il sito per 600mila euro e prevede di istituire una trattoria sociale, un presidio sanitario territoriale, un asilo nido e una comunità mamma-bambino, con una ricaduta di servizi a favore del territorio quantificata in 4 milioni di euro.
- L’associazione All Family infine recupererà gli spazi di via Bianchi d’Espinoza 7 per l’insediamento di attività di natura socio-culturale negli spazi liberi, a cura delle associazioni già presenti negli spazi occupati. Il canone annuo è di 20 euro a metro quadro.