La città a 15 minuti non riguarda solo il lavoro e la spesa, ma anche altri mondi fondamentali, quali l’abitare, la scuola e i servizi sociosanitari. Avendo sullo sfondo questi obiettivi, il Comune di Milano ha aderito, in qualità di capofila, alla manifestazione di interesse per la selezione di strategie di sviluppo urbano sostenibile, finanziata da fondi europei.
Aumentare l’inclusione sociale delle popolazioni più fragili (per età, genere e vulnerabilità materiale ed immateriale), ridurre le disuguaglianze e porre al centro le comunità locali è l’obiettivo che si vuole raggiungere con questa nuova visione di servizi integrati per quartieri inclusivi.
La strategia di rigenerazione sostenibile proposta dal progetto mi@over_net intende mettere al centro delle politiche della città la sfida dell’innalzamento del livello di qualità della vita delle persone anziane attraverso un approccio che miri alla promozione del loro benessere sotto vari punti di vista, con particolare attenzione a chi si trova in condizioni di fragilità economica, sociale o culturale (anziani soli, parzialmente o non autosufficienti, in condizioni di povertà economica, con background migratorio, in situazione di disagio abitativo…).
Per fare questo si punta a un nuovo modello di gestione del servizio dei Centri Socio Ricreativi Culturali (CSRC) e dei Centri di Aggregazione Multifunzionale (CAM), intesi come nodi di una rete integrata, pubblica e privata, di opportunità di benessere per la popolazione anziana.
Dunque i Centri Socio Ricreativi all’interno dei quartieri dovranno essere intesi come poli di risorse, cioè non saranno più solo punti di aggregazione, ma anche punti di interconnessione e di orientamento ai servizi sociosanitari.
Nella filosofia di questa strategia, vengono ripensati in rete servizi pubblici o privati già esistenti, per un nuovo modo di offrire i servizi. Verranno potenziati gli spazi WeMi, ma riorientando il personale che già gestisce gli spazi del Comune. Il fatto di riunire per così dire sotto un unico tetto molteplici servizi permette di fare rete e di aumentarne l’accessibilità.
Questa prospettiva risponde alla necessità di coordinare la componente urbana con la dimensione socioterritoriale e sanitarie: fare interagire le dimensioni sociale, territoriale e sanitaria è una delle lezioni apprese dalla pandemia.
D’altra parte, registriamo che in città stanno progressivamente crescendo una serie di contesti orientati proprio in questo senso, ovvero micro distretti territoriali diventati aggregatori di servizi che lavorano sulla collaborazione e l’interazione tra la componente sociale, territoriale e sanitaria, capaci dunque di offrire una risposta in particolare alla popolazione più fragile ed esposta (anziani, disabili e loro familiari).
Alcuni esempi:
Quartiere Adriano: Proges, anche in collaborazione col Comune e una rete locale, sta generando una rete territoriale di cura con queste caratteristiche di combinazione tra il piano sociale, territoriale e sanitario.
Quartiere Gallaratese: partenza del progetto Rimargina, finanziato con fondi europei e ministeriali, che vuole realizzare presidi di socialità e promozione della salute pubblica rivolti in particolare ad anziani soli e disabili e sperimentare nuove forme di socialità e coesione sociale nel quartiere.
Quartiere Gorla: col progetto finanziato dal Cipe, stiamo sviluppando l’attività di un nuovo poliambulatorio in accordo con Ats e Municipio 2 nell’ex mercato di Gorla, per offrire non solo un presidio sanitario, ma anche assistenti sociali del Comune e servizi aggiuntivi quale una piccola biblioteca: il tutto all’insegna dell’aggregazione di servizi e dunque di socialità.