Una nuova pietra in cui “inciampare” è stata posata in via Villoresi 24, a pochi passi dai Navigli, presso la casa di Carlo Bianchi, giovane uomo dell’Azione cattolica milanese, deportato a Fossoli nel 1944, torturato e poi fucilato a soli 32 anni per rappresaglia insieme ad altri 67 martiri antifascisti.
Carlo, ingegnere cattolico e già membro della Fuci di Milano, a nome di altri laureati cattolici aveva sottoposto all’allora cardinal Schuster un promemoria con le linee guida di un “Segretariato del popolo” (poi denominato “Carità dell’Arcivescovo”, ancor oggi attivo) per aiutare i milanesi più in difficoltà duramente gli anni della guerra. In occasione dell’inaugurazione del centro di assistenza per i poveri, così scriveva alla moglie Albertina il 18 gennaio 1944, pochi mesi prima dell’arresto: «Questa mattina ho fatto la comunione in occasione dell’apertura del centro di assistenza per i poveri che abbiamo aperto alla Fuci: penso proprio che per ritrovare la parte migliore di noi è necessario dimenticarci, dare quanto più è possibile, agire per il bene, tuffarci nella carità. […] Appunto perché ho figli sento che occorre per loro salvare l’avvenire dell’Italia, della civiltà, della libertà, della dignità: per essi voglio dare il mio contributo alla ricostruzione del domani, riserbandomi la gioia di avervi uniti e stretti attorno a me nella nostra casa, quando la pace, quella vera, tornerà a sorriderci e a consolarci».
Come non leggervi un appello attualissimo per l’oggi? Anche per questo abbiamo il dovere di ricordare: la memoria ci aiuta ad aprire gli occhi sul presente e a trovare le vie per affrontare i problemi dell’oggi con la sapienza di chi ha segnato la strada. Per non dimenticare.
Per un approfondimento: https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/carlo-bianchi-una-vita-spesa-intensamente-per-la-liberta-453088.html
