Di fronte a un’emergenza pandemica globale, anche la soluzione, ovvero il vaccino deve poter essere un «bene comune globale». Nelle ultime settimane, da più parti si è alzata la richiesta di garantire a tutti il vaccino, per motivi etici, sanitari, economici e non ultimo politici. Ne abbiamo parlato con Rosy Bindi in una serata di confronto che vi invito a riascoltare.
Uno degli strumenti possibili è quello della licenza obbligatoria a fronte della possibilità di derogare al brevetto in circostanze eccezionali e per periodi temporali definiti, come è quello in corso, anche considerato che la ricerca per giungere alla realizzazione del vaccino è stata possibile grazie ai considerevoli contributi pubblici e alla condivisine delle informazioni all’interno della comunità scientifica mondiale. L’altro strumento è potenziare l’industria farmaceutica italiana per arrivare a produrre direttamente i vaccini.
Anche il premier Draghi aveva avvertito l’urgenza di mobilitare tutte le energie possibili per raggiungere questo traguardo. Pure il Parlamento europeo se ne sta occupando e in questo contesto l’Italia, da presidente di turno del G20, può avere un ruolo determinante nella sfida contro la pandemia. È una corsa contro il tempo, sia per proteggere le comunità locali, sia per evitare l’insorgenza di nuove varianti del virus.
Però poi resta il problema di come organizzare la campagna vaccinale. E sinceramente il quadro che ci si prospetta innanzi non è incoraggiate, in particolare nella nostra Regione, dove il piano vaccinale è in grave e colpevole ritardo, dove ogni giorno si prospettano strategie diverse e confuse, dove non si stanno somministrando neppure le dosi attualmente disponibili, dove è stata sospesa la vaccinazione agli ospiti disabili e al personale della Sacra Famiglia di Cesano Boscone, Settimo e Inzago, dove non è stata accolta la richiesta del Sindaco di Bollate (ora in zona rossa) di dare la priorità nelle vaccinazioni agli over 80, dove sono stati invece vaccinati 500 anziani a domicilio a Cologno Monzese (comune amministrato dalla Lega), con tanto di annunci roboanti e presenza di Bertolaso…
In particolare, la mia preoccupazione è per la comunità scolastica, fatta di studenti, personale ATA e corpo docente, che sappiamo avere un’età media piuttosto elevata e dove è alto il rischio che le nuove varianti, soprattutto quella inglese, possano colpire più facilmente la popolazione in età scolare.
Per questo, le indicazioni del Ministero della Salute puntano a realizzare parallelamente una campagna vaccinale per gli over 80enni e una per il personale scolastico. Ma il presidente Fontana e la neo assessora Moratti – che pure è stata Ministro dell’Istruzione – non hanno recepito l’indicazione governativa e non hanno predisposto un piano vaccinale per gli educatori dei nidi e delle scuole d’infanzia, per i docenti delle scuola e per tutto il personale scolastico.
Dovremmo riflettere sul fatto che esiste un legame diretto tra la salute, i risultati scolastici, la qualità di vita e la produttività economica: i programmi di salute scolastica possono simultaneamente ridurre problemi di salute, aumentare l’efficacia del sistema di educazione e far progredire la salute pubblica, l’educazione e lo sviluppo sociale ed economico.
Il tema dei vaccini si focalizza sulla salute pubblica puntando l’attenzione sulla salute individuale: agendo sul singolo, in realtà opera a beneficio dell’intera comunità, scolastica e non.
