Le politiche sociali in una città grande, come è grande Milano, rappresentano un campo di azione complesso e di grande rilevanza. Da oramai dieci anni si è deciso di organizzare l’intervento sociale puntando in modo forte sulla prossimità e sulla vicinanza degli operatori alle comunità locali, ai quartieri, alle case.
Si tratta di un lavoro in corso, avviato ma non ancora concluso.
Questa nuova organizzazione, avviata dalla Giunta precedente, ha chiesto di rivedere le risorse e la loro distribuzione, di ripensare le professionalità dei dipendenti comunali e del terzo settore e il loro ruolo, di adottare uno schema che ha fatto degli assistenti sociali e della loro presenza nei municipi e nei quartieri un punto cruciale affidando al centro il coordinamento delle attività e il loro controllo.
Il Comune di Milano interviene direttamente ed è presente anche quando non lo si vede.
Negli anni infatti molti servizi e molti compiti sono stati assegnati ad associazioni e cooperative sociali accreditate e convenzionate con l’Amministrazione. Una rete articolata e fitta che, guidata dal Comune, costruisce oggi una ricchezza per la città, in particolare per le persone che si trovano più in difficoltà. Gli anziani, le persone con disabilità, le famiglie povere, i senza dimora sono al centro dell’azione delle politiche sociali chiamate a farsi più forti per riuscire ad incontrare le situazioni più deboli.
A seconda dei casi i servizi riguardano l’animazione, il gioco e il tempo libero, l’educazione e la formazione, l’accompagnamento all’autonomia e l’assistenza e possono essere svolti nella stessa casa delle persone (domiciliarità) o all’interno di strutture dedicate, con diversi livelli di protezione (residenzialità).
Ma tutto questo non basta: le grandi città si misurano e fanno i conti con le nuove domande sociali, si confrontano con le spinte culturali e le richieste di cambiamento, con l’affermazione di nuove e diverse identità che cercano uno spazio di rispetto, di considerazione e di espressione democratica. Ascolto, confronto, dibattito nella società delle differenze sono parte della sfida che ci attende. Perdere queste voci rende la nostra città più chiusa, più debole, più ferma e resistente al cambiamento. Per questo è importante occuparsi anche dei diritti, delle nuove forme di cittadinanza, dei diversi orientamenti sessuali, della parità di genere, della lotta alle nuove forme di esclusione e di discriminazione, della ricerca di un modello di sviluppo fondato sulla maggior giustizia sociale.
È diventato sempre più chiaro il fatto che in una grande città come Milano le politiche sociali non sono solo un ambito di intervento diretto e di “settore”, dedicato alle situazioni di maggiore fragilità e più esposte al rischio di esclusione, ma è anche uno spazio di richiamo, un luogo di confronto e di incontro che cerca relazioni e rapporti con altre politiche, tradizionalmente distanti e separate.
In particolare si sono affermate come necessarie e orientate a costruire una risposta più forte e capace di affrontare le prossime sfide della città i rapporti con il mondo della casa (e di quella popolare in particolare), con il mondo della scuola che è rimasto uno dei pochi punti ad accessibilità universale, con il mondo della formazione, della qualificazione professionale del lavoro e dell’occupazione giovanile. Sono traiettorie di lavoro non più rinviabili e dallo scorso anno è iniziata una collaborazione stretta e strutturale con le politiche abitative ed è stato inaugurato un percorso di composizione ed integrazione necessario per poter raccogliere indicazioni per i nuovi progetti sociali, per costruire nuovi modelli di risposta a più forte integrazione, per disegnare nuove strategie che diano rilievo e centralità ai quartieri popolari di Milano e alle periferie.
I bisogni sono cresciuti e l’anno 2020 è stato per Milano, per la nostra regione e per il nostro Paese un anno molto complicato. L’emergenza Covid19 ha messo il sistema pubblico di risposta alla prova; abbiamo pagato un costo elevato, ma la città ha saputo ancora una volta rialzarsi dando prova della forza sociale, rendendo evidente la spinta solidaristica e la grande generosità dei suoi abitanti. Abbiamo visto molti volontari farsi carico delle persone costrette a casa ed isolate. Molti volontari giovani. Abbiamo visto molti operatori pubblici e del terzo settore rispondere con coraggio alle domande dei più fragili in pieno lock-down. Abbiamo visto uscire tutte le notti le unità mobili per soccorrere le persone senza dimora. Abbiamo visto nascere nuovi servizi, nuovi spazi di accoglienza e di ospitalità. Grazie a “Milano Aiuta” abbiamo infine imparato che il Comune può essere promotore, attivatore, coordinatore senza per forza dover intervenire e rispondere direttamente. Questo ha permesso di moltiplicare le occasioni e le possibilità, di allargare il fronte delle risposte, di ridurre le distanze, di costruire una città che non ha smesso di lottare anche nei momenti più difficili.
Gabriele Rabaiotti
Assessore Politiche sociali e abitative