“Tutto è da rifare, ricostruire, riconsacrare. Io parlo con franchezza a gente che ama la verità (…). L’Amministrazione Comunale è in condizioni gravi: non dico preoccupanti, solo perché la preoccupazione è un attributo dell’inettitudine e della debolezza. Immense sono le necessità di oggi e ancora più grandi saranno quelle di domani, limitati i mezzi per sopperirvi. Tuttavia noi faremo tutto quanto è umanamente possibile per essere all’altezza del compito che ci è stato assegnato. Non abbiamo altra ambizione e altro desiderio che di ridare al popolo di Milano, a questo grande popolo che si è rivelato ancora una volta così nobile, coraggioso e civile, un’esistenza dignitosa e tranquilla”.
Queste sono le parole con cui Antonio Greppi, un sindaco caro alla memoria della città, si rivolse a Milano il 28 aprile 1945. Mi sono tornate alla mente quando ho pensato a questo messaggio rivolto a tutti noi che stiamo lavorando al Comune di Milano. Per fortuna noi non abbiamo affrontato i deliri di una guerra, ma certamente siamo di fronte a una crisi sconosciuta nella nostra vita precedente.
E ciò che mi colpisce in modo particolare oggi è la sua repentinità. Solo dodici mesi fa abbiamo chiuso l’anno con la concreta consapevolezza di vivere un momento felice, sia pur con le sue contraddizioni, della vita di Milano. Il virus era però già lì e poco dopo ha mostrato tutta la sua forza e l’impreparazione del mondo intero a fronteggiarlo.
Sono stati momenti molto difficili, quando tutto il mondo è stato interessato da una nuova globalizzazione, quella della malattia. I morti sono paragonabili a quelli di un grande conflitto mondiale, e ancor di più sono i segni lasciati nelle anime di centinaia di migliaia di persone a ogni longitudine e latitudine del mondo.
Anche Milano è stata scossa, nel profondo. Ma ha retto. Oggi possiamo dirlo, anche se la lotta è ancora lunga. Milano ha retto soprattutto perché ha potuto contare su quel senso di solidarietà delle sue persone e su quella collaborazione tra pubblico e privato che ne costituiscono un fondamentale riferimento morale. Milano ha retto anche perché il Comune, tutti voi, tutti noi, non ci siamo mai tirati indietro, studiando, reagendo, realizzando piccole e grandi innovazioni in grado di distribuire aiuto, sostegno e consolazione ai cittadini di questa splendida città.
Di tutto questo voglio ringraziarvi dal profondo del mio cuore e con la stessa convinzione sono a chiedervi di continuare a moltiplicare gli sforzi per ridare a tutti “un’esistenza dignitosa e tranquilla”, come diceva Greppi. Da questa crisi dobbiamo imparare tanto nel progettare la vita della città. Lo dobbiamo a noi stessi e anche ai tanti che hanno sofferto e perso la vita per il Coronavirus.
Arriverà il vaccino, è vero, ma questa tanto attesa puntura non risolverà da sola tutti i problemi. Non ci sono le macerie visibili del dopoguerra e la nostra città riprenderà non appena possibile buona parte della sua vita. Ma noi dobbiamo essere coscienti delle tante macerie economiche, psicologiche e sanitarie che questo virus lascerà dietro di sé. Dobbiamo essere di stimolo e di guida alla progettazione e alla realizzazione di una città che faccia realmente convivere la sua vitalità con sistemi e organizzazioni che rispettino la salute, l’ambiente e l’equità.
E auguri di un mondo nuovo a tutti voi e alle vostre famiglie

Milano, 22 Dicembre 2020