La scuola sta vivendo dal mese di marzo un’esperienza difficile e unica. Tuttavia, pur con le sue problematicità, ritardi e incertezze, ha diligentemente assunto tutte le indicazioni per la ripartenza e, anche dopo esser stata di nuovo chiusa, ha dimostrato di saper trovare al suo interno strumenti, risorse, capacità ed energie per portare avanti la propria missione con coraggio e determinazione. Una missione che, in mesi segnati dal distanziamento sociale, si arricchisce di ulteriori significati: accanto al compito di educare, infatti, si è aggiunta la necessità di sostenere la coesione sociale e la capacità di tenuta del Paese.
La didattica a distanza – “dad” in codice studentesco – ha portato alla luce problematicità e riflessioni.
1. Innanzitutto mancano le coordinate spazio-temporali, perché l’essere a scuola, il tempo scuola è dilatato e non più ben definito dalla fatidica “campanella”, punto di riferimento che scandiva la giornata di uno studente (e di un professore!). Ora, lezioni sincrone si alternano con ore asincrone e lo studente può fare un po’ tutto quando vuole/riesce. Certo, questo ha portato a investire su una maggiore responsabilizzazione e ha permesso di valorizzare l’autovalutazione, ma per molti studneti i tempi non sono ancora maturi… La fluidità – o la confusione? – tra lo spazio abitativo e quello scolastico rendono più difficile la concentrazione, il rispetto delle norme, la partecipazione alla lezione…
2. In secondo luogo è difficile la relazione educativa, primo e fondamentale presupposto dell’insegnare, perché l’educazione passa attraverso relazioni di fiducia, crescita emotiva, costruzione di un gruppo classe. Nell’era del Covid-19, per alcuni insegnanti il fare scuola è stato fare attività, compiti, video preregistrati, pubblicare slide, mandare correzioni via e-mail, fare verifiche per poter attestare con numeri (ovvero rendicontare) che l’attività educativa è stata svolta in tutte le sue declinazioni tradizionali. Ma la vera sfida è stata, invece, dare un nuovo senso a quell’essere “a scuola” in un modo così speciale ed essere guida che accompagna nel definire il proprio ruolo. E dunque essere capaci di creatività e di ragionare sulle competenze, non solo sulle conoscenze.
3. In terzo luogo è stato compromesso il percorso di tirocini e stage, ovvero quei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO) che, lungi dall’essere un vincolo di ore da completare, sono l’occasione per misurarsi con progetti di vita e di studio che chiedono di essere verificati alla prova dei fatti, sono la via per mettere a fuoco competenze funzionali al percorso di studi intrapreso e competenze trasversali che permettono di raggiungere una maggiore consapevolezza sulle scelte inerenti il proprio sviluppo personale.
4. Infine, autorevoli studi hanno evidenziato che la dad protratta a lungo causa una perdita degli apprendimenti: lo studio diminuisce, diventa più selettivo e superficiale, e chi ne paga le conseguenze è soprattutto chi è più fragile e fa più fatica o ha difficoltà. Un recente studio dell’Ocse sostiene che le conseguenze negative legate al lockdown scolastico vadano ben oltre la carriera scolastica del singolo e si abbattono invece sull’intera collettività, arrivando a stabilire che un terzo di anno scolastico perso può comportare un calo del Pil del Paese pari all’1,5% fino alla fine del secolo.
Tuttavia, diversi segnali annunciano che la situazione di problematicità sarà ancora lunga, perciò dobbiamo capire come convivere con questo problema, imparando a gestire la complessità. E questo è compito della politica che deve progettare la ripartenza del bene-scuola perché l’educazione sta in cima alla gerarchia dei valori su cui si fonda una società e perché la salute che auspichiamo per i nostri figli non è solo quella fisica, ma anche quella psichica che è fatta di equilibrio, socialità, relazione, gioco. Dunque, se l’apertura è una variabile indipendente, tutto il resto deve essere gestito attorno alla scuola per permetterle di ripartire in sicurezza.
Per questo il Dipartimento Scuola e Formazione Professionale – Pd Milano ha scritto il documento “La scuola come priorità” per esprimere alcuni suggerimenti sui problemi da aggredire per poter garantire una ripresa delle attività didattiche in sicurezza e in tempi rapidi: in modo particolare, la sicurezza sanitaria, il potenziamento dei trasporti e maggiore flessibilità nell’organizzazione scolastica.
In particolare, dato che la scuola mobilita oltre il 40% del traffico che va a congestionare la città, grazie al coordinamento di Città Metropolitana, è stata elaborata una web app “Scuole – TPL in Rete” per coordinare il trasporto pubblico locale con la programmazione e gli orari delle scuole, conoscere le soluzioni di spostamento ed essere informati su modifiche o criticità del servizio. Iscriversi a questa web app e segnalare la necessità dei propri spostamenti verso e dalla scuola sarà il primo passo per permettere la ripartenza della scuola a gennaio.
Ma poi serve un sistema sanitario territoriale pronto a creare sinergie ai vari livelli istituzionali per realizzare campagne screening rapidi, tracciamento sanitario, diagnostica…, perché non possiamo certo permetterci che la scuola apra per poi chiudere subito dopo. Questo appello accorato va dritto al cuore di Regione Lombardia…