Abbiamo avuto occasione di ascoltare in Commissione l’Ordine dei Medici di Milano, che segnala una situazione del tutto fuori controllo, dopo che è saltato il sistema di tracciamento e adesso anche il sistema COR che avrebbe dovuto fare attività di telesorveglianza per affiancare i cittadini in isolamento domiciliare per Covid-19.
«Il sistema è scoppiato. Siamo in un momento di tenuta del sistema assolutamente inesistente. Siamo disperati. Io nel mio lavoro quotidiano in questo periodo inserisco nella sorveglianza dai 15 ai 20 nuovi casi al giorno, che sono tantissime persone per un medico di famiglia», ha denunciato Maria Teresa Zocchi, consigliere dell’Ordine dei medici di Milano e medico di medicina generale di Assago –. «Fortunatamente non sono tutti casi gravi, che richiedono il ricovero, ma sono tutti casi positivi: intere famiglie in cui nel giro di 3-4 giorni si positivizzano tutti. Abbiamo a casa persone in attesa di ricovero che inviamo al pronto soccorso e pazienti con rischio moderato che facciamo fatica a gestire a casa, perché non riusciamo a fare diagnosi. È partito completamente il sistema del tracciamento, non è più possibile metterlo in pratica, perché Ats non riesce a star dietro ai controlli dei tamponi», ha proseguito Zocchi, aggiungendo che «il problema ancora più grosso è quello dei controlli. Ho gente da venti giorni bloccata al domicilio con positività del tampone, che deve controllarla, ma sistematicamente non viene chiamata da Ats. Anche se avrebbero diritto a una data con tampone in prenotazione, si fanno code mostruose da terzo mondo nei drive through del San Carlo e del San Paolo».
Tutto questo caos è conseguenza del fatto che continuano a mancare i servizi sanitari territoriali che la Regione ha trascurato da anni e su cui non è intervenuta neppure in questi mesi e va denunciato anche il fatto che non ci sia un piano per sostenere l’apertura delle scuole dei cicli più bassi, a partire dal fatto che non siano state pensate procedure per il tracciamento e il contenimento di eventuali focolai scolastici, né la possibilità di fare la vaccinazione antinfluenziale a insegnanti e bambini in questo tragico periodo, oltre che ad anziani e malati cronici a causa del bando regionale per i vaccini andato deserto ben cinque volte e che alla fine ha portato ad approvvigionarsi di vaccini in ritardo, in misura non sufficiente e a un costo quadruplo di quello pagato da altre regioni (quali Veneto o Emilia Romagna), che hanno i vaccini in distribuzione da tempo.
Eppure, il presidente Fontana ha definito «uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi» la scelta di considerarla zona rossa. Ma a che serve fare l’offeso e rinfacciarsi reciproche accuse? Questo è il momento di lavorare insieme e di trovare una soluzione, innanzitutto attivando un maggiore controllo a livello territoriale, mettendo in piedi un’organizzazione per la diagnostica, per esempio con la creazione di centri di diagnosi precoce in ogni Municipio della città. Ma senza l’aiuto e la programmazione di Ats il Comune non può fare nulla…