È un privilegio avere l’opportunità di incontrare chi ha “voglia di fare per bene”… e anzi di “fare per il bene”! È quello che mi è accaduto in occasione dell’inaugurazione di CABò – Costruttori a bordo, un nuovo centro per bambini con disabilità e le loro famiglie inaugurato stamattina in via Boncompagni n. 18, nel quartiere Corvetto (Municipio 4).
Incontrare adulti, genitori, educatori e volontari che credono in una “diversa abilità” non è affatto scontato e forse è proprio la cosa necessaria per far ripartire il sistema educativo: ci vuole un’operazione comunitaria e non solitaria, dove gli attori sociali lavorino con sinergia e in modo sistematico per offrire esperienze educative e formative vere e crescere giovani cittadini.
Questa compartecipazione attiva è decisiva ed è l’anima del “patto educativo di comunità” che non è solo un percorso educativo, bensì un vero e proprio sguardo diverso sui ragazzi, ritenuti capaci di andare oltre se stessi nella consapevolezza di essere parte positiva e necessaria di una comunità più grande.
L’esperienza di CABò e di tutte le piccole associazioni che osano ritagliarsi un posto nella nostra città dimostra che fare comunità vuol dire mettere insieme le proprie fragilità e le proprie idee per immaginare una visione comune e concreta di futuro: «Le idee racchiuse in se stesse s’inaridiscono e si spengono. Solo se circolano e si mescolano, vivono e fanno vivere, si alimentano le une con le altre e contribuiscono alla vita comune, cioè alla cultura» (G. Zagrebelsky).

Con Elena Dottore, Presidente dell’Associazione “La Nostra Comunità”