In vista del referendum costituzionale del 20/21 settembre prossimi che prevede il taglio dei parlamentari, ho sottoscritto un appello a votare NO insieme ad altri rappresentanti politici e non di tutto il Paese.
L’appello – promosso da Rosy Bindi – denuncia l’inganno di una proposta referendaria demagogica che lascia intatti i nodi che ostacolano il funzionamento della nostra democrazia.
Infatti, senza un’auspicata e complessiva riforma istituzionale, senza una revisione dei regolamenti di Camera e Senato, senza una riforma elettorale che restituisca ai cittadini il potere di scelta e che garantisca una migliore selezione dei rappresentanti politici, il taglio non migliorerà la qualità delle istituzioni, né farà recuperare autorevolezza e credibilità al nostro Parlamento. Anzi introdurrà diverse criticità (dalla riduzione della rappresentanza all’alterazione degli equilibri di governo, tanto che l’Italia diventerebbe il Paese con il rapporto tra elettori ed eletti più basso in Europa) e rischierà di esasperare i problemi del sistema parlamentare, a partire dal potere delle segreterie di partito; un Parlamento rimpicciolito sarà inevitabilmente più debole di fronte ai veri poteri forti del paese e meno rappresentativo; saranno penalizzate le donne, che ancora non hanno ottenuto una effettiva parità di genere; le regioni più piccole e i territori meno popolosi, con gravi disparità. Inoltre, rischiano di non avere voce le formazioni più piccole, le minoranze, le diverse culture politiche del Paese.
La riduzione dei costi della politica, infatti, non passa dal risparmio irrisorio che si otterrebbe con una rappresentanza dimezzata (pari al 0,007% della spesa pubblica italiana!), ma dalla riduzione dei privilegi e dalla capacità di incidere sui costi dei poteri economico finanziari.
Per tutte queste ragioni, invito tutti ad un approfondimento e ad un’adeguata riflessione sui valori in gioco.