È in discussione al Governo un disegno di legge sulle “Misure di prevenzione e contrasto della violenza e della discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere”, noto come legge sulla omotransfobia, che ha acceso un forte dibattito anche all’interno del mondo femminista che non accetta il termine “identità di genere”.
La nuova legge punisce la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione ed estende all’orientamento sessuale le tutele che attualmente sono previste per le etnie e l’orientamento religioso: dunque chi commetterà o inciterà alla violenza con motivazioni legate all’orientamento sessuale sarà punibile col carcere. A differenza di molti paesi europei, ad oggi in Italia non c’è una legge specifica che tuteli la comunità LGBTQ+ (lesbiche, gay, bisessuali e transgender e con altri orientamenti) e al contempo si segnala un aumento dei casi di violenza. Tuttavia da parte mia, ci sono alcuni passaggi che mi lasciano perplessa.
È pur vero che è stata chiarita la differenza tra comportamenti aggressivi e reati di opinione, accogliendo l’emendamento che non considera reato «la libera espressione e manifestazione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio e alla violenza». Tuttavia, non sarà sempre facile decretare il confine tra ciò che è “riconducibile al pluralismo delle idee” e ciò che invece “istiga all’odio e alla violenza” e questa discrezionalità resta insidiosa. Per esempio potrò sostenere che il rapporto tra uomo e donna è la forma naturale di unione o verrà considerato una istigazione all’odio? Potrò esprimermi contro la gestazione per altri o verrò denunciata per discriminazione?
Resta poi il dubbio sulla libertà di educazione, essendo previsti specifici percorsi di formazione e sensibilizzazione sul tema nelle scuole: quale possibilità di dissenso o di esonero avranno le famiglie che si opporranno a questi contenuti? Saranno esse stesse discriminate per aver espresso un’opinione contrastante?
La proposta di legge prevede un fondo di 4 milioni di euro all’anno per politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, anche con un programma per la realizzazione di centri di accoglienza per le vittime di discriminazioni, che trovo una cosa positiva, purché non tracimi nella promozione di una certa concezione antropologica.
Auspico dunque che, nei passaggi che ancora mancano alla sua approvazione, possano essere esaminate e risolte le criticità rilevate.
Nel frattempo il disegno di legge è stato approvato dalla commissione Giustizia della Camera e il 3 agosto dovrebbe passare dal Senato per essere accolto definitivamente.