Organizzare servizi di qualità e dare il prima possibile indicazioni puntuali alle famiglie sul funzionamento e sulla capienza dei servizi educativi dedicati alla fascia 0/6 anni è l’obiettivo dell’Amministrazione comunale. Per questo l’assessora all’Educazione, Laura Galimberti ha inviata una lettera alla Regione Lombardia e all’Ufficio scolastico regionale, formalizzando alcune proposte per la ripresa delle scuole e chiedendo un riscontro entro la metà del mese di luglio. Solo così sarà possibile stabilire regole chiare per il prossimo anno scolastico, conoscere la reale capienza delle strutture (circa 30mila i posti garantiti storicamente ogni anno tra nidi e Infanzia) e sbloccare le graduatorie con le operazioni di accettazione e rinuncia del posto tra il 21 e il 24 luglio. Infatti, il Piano scuola approvato dal Governo solo il 26 giugno scorso non dettaglia prescrizioni per la scuola dell’Infanzia, e nemmeno Regione Lombardia è intervenuta chiarendo come debba essere l’organizzazione dei nidi. Perciò il Comune di Milano ha sollecitato un pronunciamento degli enti preposti in merito alla capienza dei nidi.
Purtroppo, in assenza di indicazioni e precise, il Comune dovrà applicare soluzioni restrittive, immaginando di arrivare a diminuire fino a 22 bimbi la capienza delle sezioni che di solito ne ospitano 25 e garantire uno spazio di 1,8 metri quadrati per ogni bambino: fino a 6 anni, infatti, non vige l’obbligo di indossare dispositivi di protezione individuale e, a differenza delle scuole primarie, gli spazi dell’Infanzia e dei nidi non sono organizzati con file di banchi facilmente distanziabili. Con questa proposta di distanziamento, la capienza diminuirebbe di circa il 10% (3mila posti) tra nidi e Infanzia, per i nuovi ingressi. L’Amministrazione sta cercando comunque di recuperare tutti gli spazi possibili, valutando le capienze degli edifici e anche la possibilità di utilizzare prefabbricati nei casi più complessi, per esempio in presenza di lavori.
Per garantire la creazione di gruppi stabili e favorire la relazione dei bambini con lo stesso educatore (come previsto dal “Piano scuola”), il Comune propone di creare tre diversi gruppi – ciascuno stabile al suo interno –, uno di pre-scuola, uno di post-scuola e uno senza servizi prolungati. Se questa configurazione non fosse possibile, il Comune dovrà sospendere i servizi che consentono ai bambini di prolungare la permanenza a scuola oltre l’orario previsto dalla norma – che per le scuole dell’Infanzia è di 8 ore e per i nidi di 9 ore – arrivando negli anni scorsi a garantire fino a 10 ore e mezza di servizio giornaliero.
L’inizio delle attività per i bambini tra 0 e 6 anni è previsto per il 7 settembre, ma, per limitare al minimo l’ingresso di persone esterne alle scuole, il Comune dovrà differire l’ambientamento dei nuovi iscritti – per i quali è prevista la permanenza dei genitori nelle sezioni in fase di accoglienza – al 1° ottobre.
Intanto, sul fronte del Governo, era già stato fatto un primo passo a sostegno dei nidi e delle scuole per l’infanzia paritarie con 80 milioni del decreto Rilancio e ora se ne sono aggiunti altri 100. Somme importanti per sostenere realtà che hanno subito un grave danno nella fase del lockdown e che vanno salvate non solo per tutelare il futuro lavorativo di migliaia di educatori, ma anche perché è fondamentale rinforzare l’alleanza educativa tra la famiglia e le istituzioni.
In totale la somma stanziata permette di:
– mettere 165 milioni di euro per compensare i mancati incassi delle rette a causa del periodo di chiusura e 15 milioni di euro alle regioni per rafforzare il fondo del sistema integrato 0-6;
– distribuire i fondi in base al numero dei bimbi iscritti a ciascuna struttura nell’anno scolastico 2019/2020;
– sostenere nidi, micronidi, sezioni primavera, spazi gioco, centri per bambini e famiglie, servizi educativi in contesto domiciliare e scuole d’infanzia paritarie.