Sono state oltre 600 le tonnellate di cibo, equivalenti a 1 milione 600mila pasti, per un totale di 6mila nuclei familiari in difficoltà raggiunti durante l’emergenza Coronavirus attraverso il sistema dei dieci hub, a cui si sono aggiunti oltre 15.800 buoni spesa.
L’esperienza del Dispositivo di Aiuto Alimentare, coordinato dall’ufficio della Food Policy nell’ambito di Milano Aiuta, era partita a metà marzo e nelle prime due settimane aveva raggiunto 1.900 nuclei familiari per circa 7.000 persone. Nel corso dei mesi sono state superate le 20.000 persone (13.000 adulti e 7.000 minori) a cui, attraverso i 10 hub temporanei, è stata consegnata settimanalmente la spesa. Ogni nucleo è arrivato a ricevere circa 16 chili di cibo tra prodotti base (riso, pasta, passate, biscotti, legumi), prodotti extra (pane, latte, caffè, tè, cioccolato) e frutta e verdura freschi, grazie alla collaborazione con Sogemi e l’Associazione Grossisti e Produttori Ortofrutticoli. Al progetto del Dispositivo, oltre al Comune di Milano e alle sue partecipate, hanno collaborato Fondazione Cariplo, Programma QuBì – La ricetta contro la povertà infantile, Croce Rossa Italiana – Comitato di Milano, Banco Alimentare della Lombardia, Caritas Ambrosiana e Ibva.
«Siamo arrivati al momento di chiusura per gli hub nati in emergenza e abbiamo ripreso il lavoro per rafforzare quelli strutturali contro lo spreco alimentare – racconta la Vicesindaco con delega alla Food Policy Anna Scavuzzo –. Con quello di via Borsieri, in un anno, siamo riusciti a recuperare e redistribuire 77 tonnellate di cibo e ora gliene affianchiamo uno nuovo a Lambrate. Siamo inoltre impegnati per aprirne almeno altri due nel breve periodo, di cui uno al Corvetto, facendo anche tesoro dell’esperienza di questi mesi. L’alleanza che abbiamo costruito ci ha fornito strumenti che potranno tornare utili anche in futuro».
Al Dispositivo di Aiuto Alimentare l’Amministrazione, nel mese di aprile, ha affiancato anche un bando per l’assegnazione di buoni spesa da 300 o 700 euro, a seconda del numero di componenti il nucleo familiare. Un’operazione, finanziata inizialmente con 5,848 milioni del Fondo statale per gli aiuti alimentari, cui in seguito si sono aggiunte anche altre risorse disponibili dal Fondo comunale di Mutuo Soccorso, per un ammontare di oltre 8,048 milioni di euro che ad oggi hanno permesso l’assegnazione di oltre 15.800 buoni spesa. Tutte le richieste di contributo considerate ammissibili in fase di elaborazione della graduatoria sono state accolte e finanziate.
A breve, inoltre, verranno riaperti i termini del bando, che potrà contare su ulteriori 1,9 milioni di risorse comunali circa per l’assegnazione di nuovi buoni spesa destinati a famiglie che non hanno beneficiato del primo contributo. I requisiti per l’accesso alla domanda sono stati parzialmente rivisti per sostenere famiglie residenti a Milano, monoreddito o prive di reddito, che vivono in affitto o pagano il mutuo per la prima casa, con una disponibilità sul conto corrente non superiore ai 5mila euro al 31 marzo 2020, il cui reddito complessivo familiare (riferito al 2018) risulti inferiore ai 20mila euro. Tra le richieste che perverranno, costituiranno criteri premiali di precedenza per l’elaborazione della graduatoria la presenza di figli minori o di anziani over 64 nel nucleo familiare; la presenza di persone con disabilità; l’essere lavoratori autonomi o dipendenti in cassintegrazione; il non essere beneficiari di reddito di cittadinanza o di altri sostegni economici del Comune; il non essere proprietari di altri immobili. Per poter aiutare quante più persone possibile, l’importo dei nuovi buoni spesa è stato parzialmente ridotto, e sarà pari a 250 euro per le famiglie fino a 3 componenti e a 500 euro per quelle più numerose.
«Con questa operazione – interviene l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti – abbiamo cercato di integrare l’operazione degli hub, raggiungendo le persone rese più vulnerabili dall’emergenza Coronavirus, che hanno perso il lavoro o comunque hanno subìto una pesante caduta di reddito, e di farlo nei tempi più rapidi possibile. Hub e buoni spesa sono complementari: con questi ultimi abbiamo cercato di intercettare una nuova domanda, prima sconosciuta, famiglie che, diversamente dai target della povertà più tradizionali, devono pagare affitto o mutuo e quindi sostenere costi immobiliari non posticipabili né comprimibili».
Al raggiungimento di questi significativi obiettivi hanno contribuito 185 persone, di cui 85 dipendenti del Comune, oltre a 56 volontari del Comune e 142 volontari da 28 associazioni che quotidianamente si sono messi a disposizione della città per raggiungere nei vari quartieri le persone più in difficoltà. Un’attività che può diventare un nuovo prezioso servizio per l’intera città.
Relazione supporto alimentare Fase 3