A seguito delle tragiche vicende che hanno avuto luogo nelle residenze per anziani anche nella nostra città durante i mesi più atroci della pandemia e affinché tante morti e tanta sofferenza non fossero vane, abbiamo presentato un ordine del giorno condiviso dalla maggioranza quale strumento per avviare una profonda riflessione sul futuro degli anziani della nostra città, a partire dai modelli di cura e di assistenza possibili e con la prospettiva di valorizzare sempre più e sempre meglio percorsi di autonomia e di domiciliarità, mettendo dunque a tema anche il nodo fondamentale delle relazioni familiari.
Delle 60 residenze sanitarie assistenziali presenti sul territorio cittadino, cinque sono di titolarità del Comune di Milano (ovvero: RSA Famagosta, RSA Virgilio Ferrari, RSA Casa per Coniugi, RSA Gerosa Brichetto, RSA Pindaro), con servizi affidati a soggetti gestori esterni.
Le notizie di morte che hanno coinvolto le rsa sono drammatiche. In data 23 aprile u.s. ATS Milano – Città Metropolitana riferiva in commissione Politiche Sociali del Comune di Milano che dal 28.02.2020 al 23.04.2020 erano stati registrati, tra gli ospiti delle RSA vigilate nel territorio di propria competenza, 1199 decessi per sospetto Covid, 490 decessi accertati Covid, 1280 decessi per cause diverse (di cui, in relazione al territorio milanese: 552 decessi per sospetto Covid, 271 decessi accertati Covid, 546 decessi per cause diverse). In data 08.04.2020 ATS Milano – Città Metropolitana segnalava che circa un quarto degli operatori sanitari in servizio presso le RSA cittadine risultava assente per malattia e che tra questi si segnalavano anche malati Covid, o presunti tali. Gli organi di informazione e stampa hanno riportano quotidianamente, nel corso di questi mesi, notizie sempre più allarmanti circa il numero dei contagi e dei decessi tra gli ospiti e gli operatori sanitari delle RSA cittadine, in relazione all’emergenza Covid-19; sono anche stati aperti fascicoli d’indagine al riguardo da parte della Procura della Repubblica di Milano.
A seguito di questi dati e della discussione avviata in Consiglio comunale, il Comune si impegna dunque:
- ad avviare un tavolo di confronto tra le RSA cittadine, aperto anche a soggetti terzi attivi nel campo dell’assistenza agli anziani, che consenta di condividere strategie, procedure e risorse, e che, in prospettiva futura, avvii un ripensamento complessivo dell’attuale modello di assistenza durante la terza età, in modo da permettere alle persone anziane di permanere il più a lungo possibile nelle proprie case in modo degno e autonomo;
- a rafforzare, di concerto con i gestori delle RSA comunali, ogni azione finalizzata alla messa in connessione telematica degli ospiti della struttura con i familiari e gli amici all’esterno, anche fornendo dispositivi e connessioni;
- ad ampliare le reti di monitoraggio telefonico domiciliare per la popolazione over 75;
- a promuovere nuove forme di domiciliarità protetta, quali ad esempio co-housing, condomini protetti, comunità alloggio;
- ad attivarsi perché i gestori delle RSA comunali di concerto con Regione Lombardia e ATS Milano Città Metropolitana, sviluppino – nel pieno rispetto della normativa sanitaria di riferimento in materia emergenziale, anche in collaborazione con soggetti del volontariato e del Terzo Settore – progetti finalizzati a contrastare il sensibile aumento di criticità di carattere clinico, motorio e comportamentale di tutti gli ospiti (come generale aumento dell’apatia, rifiuto dell’alimentazione, deliri) insorti a seguito delle restrizioni imposte da questi mesi di emergenza;
- ad attivarsi perché Regione Lombardia adotti ogni opportuna iniziativa affinché si potenzino le azioni di contenimento del contagio Covid-19 nelle RSA cittadine, a partire dallo screening con appositi tamponi di tutti gli ospiti e di tutto il personale sanitario della struttura, in modo da separare i pazienti Covid positivi (anche asintomatici) da quelli Covid negativi (guariti) e dai non Covid (non affetti);
- ad attivarsi perché Regione Lombardia potenzi i servizi di telemedicina e implementi l’assistenza domiciliare integrata (ADI), con il superamento della separazione delle competenze tra cura e assistenza, anche, ad esempio, con l’introduzione della figura dell’infermiere di quartiere.
