16 maggio 2020
Oggi il Partito Democratico ha organizzato una maratona virtuale in diretta a livello milanese e di Città metropolitana, che ha coinvolto un migliaio di persone per discutere e pensare a quali sfide, quali scenari, quale futuro ci attendono dopo che il mondo è stato travolto e stravolto dal Covid-19.
Io sono intervenuta al tavolo “Famiglia e Condivisione” per sottolineare che, mai come in questa stagione emergenziale, ci siamo accorti come la famiglia rappresenti il vero sistema di welfare del nostro Paese ed è una risorsa perché tiene insieme tante dimensioni della vita: relazioni, accudimento dei piccoli, educazione (sostituendosi ingiustamente alla scuola…), solidarietà, protezione delle persone fragili, responsabilità sociale…
Certo in questa emergenza gli equilibri familiari sono stati messi però a dura prova e molte famiglie si sono rivelate anche un problema.
Ma io sostengo che se la famiglia è aiutata a fare la famiglia, essa produce welfare, perché sa generare capitale umano (giovani che crescono bene e diventano uomini e donne), capitale sociale (reti di fiducia e di solidarietà) e qualità della vita (benessere e felicità). Allora dobbiamo smetterla con un approccio alle politiche familiari prevalentemente assistenzialistico: la famiglia non è consumatrice di welfare, come spesso la si considera. Dobbiamo cambiare il modo di impostare lo sguardo: non chiediamoci che cosa facciamo per le famiglie, ma che cosa le famiglie fanno per la società.
E che cosa fanno? Le famiglie vivono quotidianamente grandi sfide e possono essere messe in difficoltà da forti stress per realizzarle. Non è facile tenere in equilibrio lavoro e responsabilità familiari, far crescere opportunamente i figli, sostituire le maestre nell’insegnamento dello scrivere, leggere e far di conto, accompagnare i giovani verso l’autonomia, curare i parenti anziani, disporre di un reddito sufficiente per non cadere in povertà. Le politiche pubbliche possono aiutare le famiglie ad affrontare le condizioni di stress e spesso sono più efficaci di quelle che si concentrano sui problemi dei singoli individui.
Perciò è necessario un approccio integrato alle politiche familiari, per affrontare l’analisi e la valutazione della realtà in modo unitario, non settoriale: scuola, educazione, casa, lavoro, politiche sociali, economia, digitale… sono tutti aspetti che ricadano direttamente sulle famiglie e possono sostenerle o metterle in difficoltà.
In questa fase di rinascita, abbiamo il coraggio di guardare alle famiglie come risorsa per un nuovo inizio? Il mio impegno per la città parte dal fare scelte che mettano le famiglie al centro non solo di politiche assistenziali, ma che sappiano tendere ad un’alleanza col mondo dell’associazionismo familiare nell’ottica di una sussidiarietà circolare e di un’economia civile.