«Gentili consigliere e consiglieri,
Il Presidente Bertolè ci ha ricordato che questa seduta del Consiglio avrebbe dovuto prevedere un intervento dell’assessore al welfare della Regione Lombardia, ma sono certo che appena possibile ci aggiornerà sulla situazione sanitaria della nostra regione e della nostra città.
Vorrei, da parte mia, proporre qualche riflessione in materia.
La diffusione del CoronaVirus sta rappresentando non solo un pericolo per la salute, ma sta colpendo anche in modo inaspettato e imprevedibile le coscienze e le sensibilità di tutti.
Dobbiamo riconoscere che anche scienziati e medici, fari molto spesso indiscutibili di vicende di questo genere, sembrano esprimere pareri non allineati, il che aumenta inevitabilmente il disagio e il disorientamento dei più.
Certamente siamo di fronte a qualcosa di nuovo, di questo virus si sa ancora poco, ma dobbiamo riconoscere che questa situazione ha colto impreparato il nostro mondo che da decenni conduce la sua vita pubblica e privata convinto di essere al riparo da contagi di questa portata. (Anche se la storia si ripete… Da stamattina sta girando in modo virale questo video dell’Istituto Luce del 1969 che ricorda come l’asiatica fece 5.000 vittime, sottolinea che ci ha messo 18 mesi per arrivare da Hong Kong in Italia – nel 2020 basta un mese – e conclude “non eravamo preparati”. Forse non lo si è mai).
Comunque sia, l’inaspettata fragilità della nostra stessa esistenza si traduce in una emotività comportamentale che, se non contenuta, ha già determinato e può ancor di più generare comportamenti collettivi francamente preoccupanti. Dalle corse illogiche all’acquisto di derrate alimentari nei supermercati, al considerare un untore chi risulta positivo al tampone. E qui una buona comunicazione diventa fondamentale, sui livelli di diffusione (che molto probabilmente sono decisamente più elevati dai casi riscontrati ufficialmente, la scienza ci spiega che tanti sono asintomatici – e questo in Italia e ovunque – ho amici che vivono all’estero e che mi dicono che loro o loro conoscenti con sintomi influenzali chiedono di fare il tampone ma i tamponi gli ospedali non li hanno) e sulle cure (dove tutti abbiamo capito che il tema è il dimensionamento della capacità di accoglienza dei nostri ospedali, come mi sottolinea spesso il presidente Fontana).
L’immagine del nostro Paese, della nostra Regione e della nostra Città dipende in gran parte dal modo in cui sapremo gestire la difficile situazione che stiamo vivendo nei suoi rapporti con la salute delle persone e con i possibili riflessi sul lavoro e sull’economia.
Torniamo a un punto fondamentale. Per la complessità, la delicatezza e la variabilità della situazione è fondamentale la chiarezza dei ruoli.
A questo proposito, ribadisco quel che non mi stanco di ripetere fin dal primo momento: la responsabilità e il bastone di comando di questa crisi devono stare saldamente nelle mani del Governo e della Regione Lombardia e tutte le altre istituzioni, a cominciare dal Comune di Milano, devono collaborare a rendere questo compito il più efficace possibile.
Ridico quello che ho detto di fronte al Presidente Fontana e a tutti i sindaci lombardi una settimana fa, alzandomi in piedi e parlando al microfono: queste regole non si discutono, si applicano.
Sono il Governo e la Regione Lombardia a stabilire, giorno per giorno, ora per ora, le regole sanitarie per arginare e per superare la diffusione del CoronaVirus.
Compito del Comune di Milano è eseguire quanto deciso cercando di dare l’esempio di quella collaborazione tra Istituzioni che oggi è il prerequisito fondamentale richiesto dai cittadini di fronte a una crisi di questo genere.
Detto della chiarezza sulle responsabilità della gestione sanitaria, va anche ricordato che questa vicenda non conosce una sola verità.
Esiste soprattutto la difficile e delicata lotta per salvaguardare la salute e per fermare la diffusione di un virus che rischia di contagiare tutto il mondo, ma dobbiamo renderci conto anche del fatto che non possiamo mettere completamente tra parentesi la nostra realtà lavorativa e produttiva per settimane e settimane senza rischiare di esporci a conseguenze che possono essere altrettanto gravi.
Per questo è necessario che anche il sindaco di Milano faccia il possibile perché gli animi e le volontà dei milanesi non si lascino prendere da uno sconforto e da un timore che blocchino oltre il dovuto l’energia della nostra città e di quella economia italiana che tanto dipende dai destini di Milano. E questo ho cercato di fare in questi giorni. Ho cercato di dare il buon esempio di fronte a una città come Milano che premia certamente l’impegno sul lavoro più che l’impegno nel fare polemica.
Dobbiamo ricordarci sempre che quando si paventa il pericolo di una sostanziale caduta del tono economico delle nostre città non si sta parlando tanto e solo di indicatori da economisti, quanto del fatto che a pagare le conseguenze di queste crisi sono, come è già evidente in questi giorni, le fasce più deboli della nostra società: persone che da un giorno all’altro si ritrovano senza lavoro e esposte a questa lunga difficoltà del CoronaVirus che mette in crisi certezze personali e familiari. Non è tanto una questione di PIL italiano, è primariamente una questione di conto corrente di tanti, del poter tirare a fine mese dei singoli cittadini.
Mentre alla Regione spetta la guida dal punto di vista sanitario, a me, a noi, spetta il compito di pensare ad azioni che, appena sarà possibile, segneranno la via del rilancio.
Bisogna pensare in modo discontinuo. Certo, servirà un’azione corale fra tutte le forze politiche affinché il nostro Governo, ma molto anche l’Europa, attuino misure di protezione delle componenti sociali più colpite e investano insieme a noi e alle nostre imprese sulla ripresa. Ma, quando possibile, si dovrà dare attuazione anche a un poderoso piano di comunicazione, indirizzato soprattutto all’estero, per promuovere le nostre qualità. E altro ancora, su cui dobbiamo riflettere.
Tutto andrà però ben ponderato e approfondito. In questo momento non ha nessun senso fare fughe in avanti buttando lì proposte non strutturate. Nei miei quasi quarant’anni di lavoro mi sono confrontato spesso con situazioni di crisi e ho imparato che sono sempre validi due principi fondamentali: 1) per essere veramente efficaci bisogna approfondire bene il tutto e evitare di cadere nel protagonismo della proposta estemporanea; 2) tutti devono partecipare a gestire la crisi. A questo proposito appena usciremo dall’emergenza sanitaria convocherò un tavolo con istituzioni, forze sociali, corpi intermedi, grandi imprese, mondo scientifico, tutti coloro che sono portatori di valore per la nostra città. Avendo bene in mente che 50 anni fa – all’epoca dell’asiatica – eravamo in un mondo sostanzialmente chiuso e l’economia di un Paese dipendeva molto di più dalla produzione e dai consumi interni, mentre oggi la globalizzazione ha cambiato tutto, che ci piaccia o meno.
Nel frattempo una cosa la possiamo fare: dobbiamo imparare. Nei momenti difficili bisogna saper imparare. Si potrebbero dire tante cose, faccio solo un piccolo ma significativo esempio. Per anni abbiamo parlato di smart working, ma ne abbiamo parlato solo, è stato tema di tanti articoli o convegni. Ora si fa. Il Comune di Milano ha autorizzato 500 dipendenti a lavorare da remoto. E verificheremo i risultati di questa decisione. Questa crisi dovrà costituire l’occasione per ripensare il funzionamento della città, dei suoi tempi e delle sue modalità operative.
Bisogna poi stimolare esempi virtuosi. Di nuovo, per fare un piccolo esempio, stamane ho parlato al telefono con i responsabili di due primari gruppi dei settori della grande distribuzione e delle farmacie che mi hanno confermato che stanno comunicando ai loro clienti milanesi che per tutto marzo faranno consegne a domicilio gratuite agli over 65.
Sono sicuro che tutti i rappresentanti delle Istituzioni condividano la necessità di continuare, nonostante tutto, a tenere alta la tensione positiva verso una ripresa il cui nemico principale sarebbe, insieme al virus, un clima di rassegnazione e di sfiducia.
Un grazie a tutti i nostri collaboratori, del Comune di Milano e delle sue partecipate, che non si stanno risparmiando. Un grazie soprattutto al complesso sistema della Sanità, messa a durissima prova.
Un grazie ai milanesi che si impegnano e si impegneranno per dare applicazione a queste norme. Tutte le norme acquistano forza se i cittadini collaborano, ma così fanno sempre i milanesi.
Avanti, dunque, cercando di uscire uniti da questa sfida che la Natura ci pone, davanti nella certezza che Milano e la Lombardia anche questa volta sapranno trovare nei propri valori morali la forza per tornare alla loro storia di lavoro e di concordia».
Messaggio del Sindaco Giuseppe Sala ai dipendenti,
mercoledì 4 marzo 2020
«Giorno dopo giorno, stiamo attraversando uno dei momenti più difficili della storia recente della nostra città e del nostro Paese. Questo virus sta minacciando la nostra salute, ma anche tante nostre certezze. Ci sentiamo in pericolo e sentiamo forte la tentazione a rinchiuderci in noi stessi. Tutto questo ha molte giustificazioni e, come potete immaginare, anche le mie giornate sono attraversate dalle stesse domande che ognuno di voi si sta facendo. Proprio per questo sento il bisogno di ringraziare tutte le persone del Comune e delle sue partecipate che continuano a garantite i servizi fondamentali della nostra città. Nella vita di tutti i giorni, in una città complessa come Milano, non manca mai l’occasione per qualche critica che spesso contribuisce anche a migliorarci. Ma nei momenti difficili come quelli di oggi, l’impegno, la tenuta e l’efficacia delle migliaia di persone che garantiscono i trasporti urbani e aerei, la raccolta dei rifiuti, l’energia e tutti i servizi di assistenza e i relativi sportelli valgono ancora di più. Sono l’espressione della reale tenuta delle nostre istituzioni, che, insieme all’impegno di tutti i cittadini, è il presupposto su cui costruire, dopo questa brutta esperienza, un futuro migliore».