È stata portata in discussione in Consiglio comunale una mozione firmata dall’opposizione subdolamente intitolata “Trascrizione al registro dell’anagrafe del Comune di Milano di atti di nascita di bambini e bambine nati da surrogazione di maternità” e equivocamente trasformata in dibattito pro o contro la maternità surrogata. Dibattito che non ha ragion d’esser, innanzitutto perché la “gestazione per altri” è esplicitamente vietata dalla Legge italiana e in secondo luogo perché la Corte di Cassazione a Corti riunite si è definitivamente espressa contro la trascrizione di tali atti di nascita.
Inoltre, la mozione presentava due significative fragilità, motivo per cui è stata compattamente respinta dalla maggioranza.
Innanzitutto, la discussione non va aggredita solo in riferimento agli “atti di nascita di figli due padri” – come indicato nella prima premessa del documento –, bensì per tutti i figli nati all’estero tramite ricorso all’utero in affitto, anche per quelli di coppie eterosessuali, che sono le più numerose a ricorrere a questa pratica di procreazione. Tacere su questo punto non rende ragione alla complessità del fenomeno e non fa un servizio alla lealtà.
In secondo luogo, mancava nel documento presentato un chiaro riferimento al minore che, suo malgrado, è chiamato in causa per il desiderio di due adulti che decidono programmaticamente di toglierlo alla madre che l’ha partorito. Minore che ha invece il diritto alla verità sulla propria nascita e sulla propria storia. Minore che va tutelato e difeso proprio perché non ha voce in capitolo.
Infine, segnalo che all’interno del Partito democratico, si sono recentemente levate molte autorevoli voci contrarie all’aberrante pratica della “gestazione per altri” – da Calenda a Toia, da Bonafè a Gualtieri – prese di posizione importanti e qualificate che hanno deluso chi pensava di detenere da solo la verità sull’argomento. Anche questo purtroppo è la politica e smascherare la strumentalità di certi dibattiti è doveroso quanto urgente.