7 maggio 2019
Il governo tradisce Milano e non sostiene la proposta di portare a Milano l’Agenzia europea del lavoro (Ela), come lo scorso mese di luglio aveva proposto il Consiglio comunale milanese con un Ordine del Giorno dei consiglieri Turco e Pacente del Partito Democratico, approvato a larghissima maggioranza per candidare Milano ad ospitare la nuova autorità per il Lavoro.
La creazione di Ela era stata annunciata nel settembre 2017 da Jean-Claude Juncker nell’annuale discorso sullo stato dell’Unione e la Commissione Europea aveva presentato a marzo 2018 le indicazioni sulle sue competenze: dai programmi di mobilità all’informazione alle imprese e ai cittadini rispetto a opportunità europee, dai corsi di formazione ai diritti dei lavoratori, sulla cooperazione tra autorità nazionali in situazioni transfrontaliere e per garantire l’applicazione delle normative UE sui sistemi di sicurezza sociale e distaccamenti lavorativi.
Con la sua storia, Milano ha sempre saputo declinare valori quali lavoro, solidarietà e sviluppo economico in una combinazione vincente e competitiva, oggi più che mai con grande attenzione al tema della crescita, della sostenibilità e nel rispetto dei diritti sociali.
Peccato che, dopo la discussa vicenda dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) – persa a tavolino a causa di uno sfortunato sorteggio a vantaggio di Amsterdam (Olanda), benché il dossier milanese fosse stato apprezzato per completezza e serietà –, Milano e l’Italia intera abbiano perso l’occasione di dimostrare di poter competere alla pari con tutte le capitali europee per raggiungere l’obiettivo di ospitare il nuovo ente per il lavoro, che sarebbe stato anche un ottimo volano economico per il territorio.
E perché? Perché il governo ha lasciato scadere i termini di presentazione della domanda! Questo purtroppo succede quando, invece di cercare il “bene comune”, si guardano altri interessi…