7 aprile 2019
Il primo compleanno di Harambee è stato festeggiato al Teatro Parenti di Milano, con un ricco programma di interventi che hanno messo a fuoco contenuti e temi per vivere la dimensione del kairos, il tempo propizio, la nostra possibilità di rinnovare l’impegno per un mondo e una politica migliore, spinti dal desiderio di solidarietà, di resistenza civile contro le paure del kronos.
Ecco alcuni degli spunti e gli stimoli che ci sono stati consegnati.
Matteo Richetti
Kronos è il tempo che passa, giorno dopo giorno, è il tempo fatto dagli avvenimenti che scrivono la storia. Ma lontano dai riflettori, può accadere qualcosa di più: c’è un altro tempo, il kairos, il tempo opportuno, la tua possibilità. Quel tempo può significare qualcosa di invisibile che prende forma mentre ancora per tutti è tempo di inerzia.
Così, mentre si svolgono i fatti della storia, noi possiamo sempre scegliere se osservarli e subirli o se capirli e cambiarli. Così, mentre guardavamo quel susseguirsi di eventi, abbiamo pensato tutti: questo non è tempo per noi! Non può essere il nostro tempo quello dei governi impegnati a costruire muri e a chiudere porti, non è il nostro tempo quello in cui una bambina deve ricordarci che non possiamo dire di amare i nostri figli se inquiniamo e avveleniamo il mondo che lasciamo in eredità, non è nostro il tempo in cui si mettono in discussione la ricerca scientifica, i diritti civili o si denigrano disabili e omosessuali.
Non è certamente il nostro kronos, ma è il nostro kairos, la nostra opportunità per cambiare e dare voce all’Italia più bella!… C’è una grande fame di solidarietà, di resistenza civile e comune contro le paure del nostro tempo. C’è sete di comunità, di buone pratiche di storie di riscatto, c’è sete di politica. Perciò oggi è tempo per noi!»
Leonardo Becchetti, Professore di Economia Politica dell’Università di Tor Vergata, Roma
L’economia civile è cominciare a realizzare le policy dal basso con la cittadinanza attiva e il voto col portafoglio. Le dieci proposte dell’economia circolare per una nuova generatività sociale sono:
- Ridurre il consumo di carne
- Diventare plastic free
- Ridurre drasticamente il consumo di carta
- Mobilità ibrida o elettrica
- Voto col portafoglio nei consumi e nei risparmi
- Accelerazione su smart work
- Ecotasse progressive per evitare transizione asimmetrica
- Indicatori di sostenibilità sociale ed ambientale per remunerazioni dei manager
- Frontiera amministrativa differenziata (tariffa puntuale)
- Tecniche di agricoltura familiare che usano i terreni come “carbon sink”
Solo innovazione e formazione permettono di progredire: il mondo della globalizzazione e dell’industria 4.0 è un albero pieno di frutti che si possono raccogliere solo con la scala della formazione, delle competenze e dell’innovazione.
La risposta finale alla ricerca di senso è la generatività: desiderare, far nascere, accompagnare, lasciar andare sono indicatori di felicità:
- Generatività biologica: mettere al mondo i figli
- Generatività parentale: partecipazione a crescita e educazione dei figli
- Generatività sociale: lavorare per costruire un capitale sociale e il tessuto della società civile
- Generatività politica: lavorare per costruire soluzioni per il paese
- Generatività culturale: lavorare per produrre idee guida che possano favorire la generatività stessa
- Generatività spirituale: aiutare le persone nella ricerca di senso, nel percorso di fede e nella connessione con la dimensione dell’Assoluto
- Generatività diventa la ns narrativa (foto)
Un principio di generatività in politica e nel sociale è assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo, cioè occupandosi di iniziare processi più che di possedere spazi. Si tratta di previlegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno vanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci.
Hilarry Sedu, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli
L’immigrazione è un processo inarrestabile ma governabile: non possiamo abbassare la guardia sui diritti fondamentali, dobbiamo difendere lo stato di diritto! In molti Paesi africani non sono tutelati i diritti fondamentali, per cui molti fuggono consapevoli del rischio di morire, perché anche morire può essere l’ultimo stadio di una libertà impossibile.
La cultura passa attraverso il rispetto della locuzione: stiamo attenti alla manomissione delle parole, che sono spesso piegate a un uso strumentale e non gettano più un ponte stabile con le cose con cui entrano in relazione. Oggi in Italia c’è la tendenza a “etnicizzare” i reati: se un immigrato ruba o stupra, tutti gli immigrati sono ladri o stupratori. Così si infonde la paura nelle persone, il mezzo delle parole è potentissimo e riesce a manipolare la mente di coloro che sono più deboli dal punto di vista culturale.
Commovente la poesia dedicata alla madre, morta un anno fa, che racconta le fatiche di una donna immigrata che ha cresciuto da sola due figli in Italia:
Non fui vinto, né mi diedi per vinto
Raccolsi in disparte il dramma di un giorno pulito.
La donna che là sotto giace
In grembo mi accolse fiera e audace
Adesso è tra marmo e sabbia
Ancora digrigna speranza e rabbia
Perché io viva in pace
Coi demoni di codesta sfera
Che rivolta, ma non cambia.
È presto alba
Qui è giorno di canto di ali che fonde le catene di schiavi
E porta la gloria di madre.
Mauro Berruto, Direttore tecnico della Nazionale italiana di Tiro con l’arco
Lo sport ci insegna la bellezza e l’importanza della squadra, sintetizzata dalla brevissima poesia del pugile Muhammad Ali “We me”, pronunciata in un “inspirational speech” ai laureandi di Harward: i sogni personali si riflettono in un’idea collettiva, ciò che riguarda il singolo, il suo talento, il suo potenziale, i suoi sogni si riflettono in un’identità collettiva perché l’io si realizza nel noi e il noi ha bisogno dell’io.E quanto più il talento individuale produce qualità, tanto più può migliorare e mettere la propria squadra nella condizione migliore di esercitare ancor meglio il suo talento, in un circolo virtuoso.
Le caratteristiche di un campione non crescono in palestra, ma a partire da qualcosa che hanno nel loro interno. Un campione deve avere due cose: le skills (competenze, abilità tecniche) e la volontà che deve essere più forte delle abilità.
Dobbiamo capovolgere il paradigma, amplificare lo spazio del singolo: la storia è il luogo dove il talento individuale può sbocciare e migliorare la condizione e per i singoli è occasione per mettere in circolo il proprio talento.
Per tenere insieme nella realtà le due facce dello sport – vittoria e sconfitta – l’allenatore deve sapere allenare al desiderio, fare sentire la nostalgia delle stelle (de-sidera).
Così nella politica ci si prende cura di un pezzetto di mondo affidatoci, che dobbiamo restituire migliore di come l’abbiamo trovato: fare bene quello che stiamo facendo è il modo più alto che abbiamo di fare politica e restituire dignità alla politica.