8 febbraio 2019
Grande partecipazione alla cerimonia di premiazione della virtù civica giunta alla XX edizione: venerdì 8 febbraio 2019 al Teatro dell’Arte di Milano, centinaia di cittadini, numerosi sindaci dei Comuni della Città Metropolitana di Milano e altre autorità hanno reso onore ai valori vecchi e nuovi che identificano la virtù civica e ci fanno orgogliosamente sentire comunità.
Sono orgogliosa di aver segnalato io stessa alcune delle quindici personalità che hanno ricevuto il premio alla virtù civica “Panettone d’Oro” 2019 e delle quindici associazioni che hanno ottenuto la menzione speciale per aver accettato la scommessa di non girarsi dall’altra parte, di non far finta di non vedere, anzi di aver assunto responsabilmente su di sé una porzione di realtà per trasformarla in un luogo di nuova umanità e regalarle una luce speciale.
La cerimonia di conferimento dei premi ha acceso i fari su questa parte di città – nascosta, ma non invisibile! – e sui suoi protagonisti: bambini della scuola materna e studenti liceali, disabili e genitori coraggiosi, pensionati inarrestabili e mamme intraprendenti, sacerdoti e laiche consacrate.
Intenso è stato l’intervento dell’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che nella sua “lectio magistralis” ha voluto proporre «l’impresa della solidarietà» e incoraggiare il contagio, affinché il bene si affermi non come parentesi del quotidiano, ma come stile della città, dove solidarietà, collaborazione e buon vicinato sono gli alleati del bene e del nostro futuro.
Vivere con libertà la scelta di fare il bene è un modo per contrastare il fatalismo. Scegliere il bene anche quando si è vissuto un grande dolore può essere contagioso e persuasivo. Decidere di perdonare può interrompere il meccanicismo del male!
Ma il gesto di tenerezza e generosità non deve essere gratificante più per chi dona che per chi riceve. Dobbiamo invece passare dalla generosità alla relazione, dal regalo al dono: il regalo recapita qualcosa, la generosità termina all’oggetto; il dono invece si concentra sulla relazione, è segno che desidero incontrarti e prendermi cura di te. Il dono propizia un cammino di liberazione.
L’opera buona deve essere intelligente, altruista: deve considerare il bisogno dell’altro. Nell’impresa di costruire una città in cui sia desiderabile abitare, dobbiamo imporre una disciplina alla nostra generosità: il bisogno va interpretato e capito per evitare che sia autocentrato.
Le forme di solidarietà con cui tutti i premiati animano il territorio dicono che vogliamo costruire una città intorno alle persone, che vogliamo che tutti si sentano pietre vive dell’azione comune, che il bene può interrompere il meccanicismo del male e stabilire rapporti tali per cui, guardandoci intorno, noi vediamo fratelli e sorelle!