La Fondazione Carlo Perini promuove da anni percorsi mirati per sensibilizzare la popolazione milanese a contrastare la criminalità comune e i clan mafiosi presenti sul proprio territorio, in particolare nelle periferie della città. È nata così l’idea della “fiaccola della legalità e della giustizia” che viene passata di anno in anno da un Municipio cittadino all’altro, con l’impegno di promuovere sul territorio iniziative specifiche sul tema.
Quest’anno la “V Giornata della Legalità e della Giustizia” si è svolta presso il Municipio 4 che per tutto l’anno 2018 ha lavorato in collaborazione con la Fondazione Carlo Perini per sensibilizzare la popolazione dei 18 quartieri della periferia sud-est di Milano sul tema.
A conclusione del percorso si è tenuto il convegno “I Quartieri di Milano nuove trincee della legalità”, patrocinato dea Settore Cultura del Comune di Milano, dalla Fondazione Cariplo e dalla Fondazione AEM.
L’intuizione importante del Presidente della Fondazione Perini, Antonio Iosa, è la constatazione che non c’è speranza di promuovere legalità, giustizia, sicurezza e solidarietà senza mobilitare dal basso il popolo dei quartieri e senza memoria sulla gravità del degrado urbano e sociale e delle nuove forme di povertà ed emarginazione che caratterizzano le periferie urbane delle città metropolitane: «La caratteristica della mafia moderna si manifesta in città con la coabitazione di cosche diverse che si gestiscono fette di territorio o “fortini”, collaborano tra loro e si spartiscono le zone d’influenza. Sono spesso le cupole della mafia italiana che manovrano quelle straniere e convivono senza conflitti, fanno affari in comune in tutti i settori dell’economia e della società: appalti pubblici, connivenze politiche, riciclaggio, usura, gioco d’azzardo, commercio di armi, prostituzione, spaccio di droghe. Altri traffici illeciti prosperano nel settore sanitario, agro-alimentare, ristoranti, alberghiero, villaggi turistici, locali notturni e ricreativi e penetrano anche nei settori sportivi, nelle cooperative sociali e nel redditizio settore dei rifiuti, dei delitti contro l’ambiente. Le nuove tecnologie hanno permesso alla mafia di penetrare anche nel settore informatico ove gestiscono non solo il gioco d’azzardo illegale.
È una mafia che intreccia rapporti con il “partito trasversale della corruzione”, senza avere bisogno di sparare e usa la corruzione in perfetta sintonia con il contesto della città.
È una mafia che corrompe i burocrati e politici; conquista gli appalti e le forniture; dà lavoro e penetra il vasto sistema dell’assistenza sociale per i migranti stranieri regolari e irregolari.
Qui, nei nostri quartieri, si vive l’emergenza droga di spacciatori che agiscono impunemente, nascondono la merce nelle cantine delle case popolari e nei cespugli dei parchi o lunghe le massicciate ferroviari e in nascondigli impensabili. Sono padroni di vie, piazze ed aree verdi sottratte alla legalità. Alcuni luoghi sono “fortini o bunker inespugnabili” della malavita locale.
Nei nostri quartieri, per fortuna, sono molti le associazioni e i gruppi di cittadini che hanno preso consapevolezza e si organizzano per forme di controllo partecipato del territorio, all’interno del proprio abitato, per affermare il valore della legalità e del rispetto delle regole.
Proliferano così “I percorsi di legalità e giustizia” per contrastare la criminalità comune ed organizzata, che suscita rabbia, indignazione e fa aumentare la percezione d’insicurezza, ma anche la voglia di fare “crescere rigogliosa” la pianta della legalità, vincendo l’omertà e la paura collaborando con le istituzioni decentrate e le forze dell’ordine. […]
Oggi i Quartieri sono comunità aperte e luoghi di confronto civile e democratico. Le notizie raccolte nella ricerca del “Quaderno Bianco”, che conta circa 300 pagine, testimoniano la riscoperta dell’identità storico-culturale attorno alla quale si ricostruire la rigenerazione urbana dei quartieri, soprattutto quelli difficili e caratterizzati dalla presenza della malavita.
Rifiutiamo silenzio, omertà, paura, indifferenza, insicurezza e saremo certi che il riscatto dei nostri quartieri è possibile. Non occorre più respirare l’aria avvelenata della segregazione per l’emergere dei clan o di gruppi antagonisti violenti, o di balordi legati alla criminalità. La malavita non può più farla da padrona e sottrarre spazi alla legalità, alla convivenza civile delle comunità locali.
Nasce da parte dei cittadini la voglia di legalità e del contrasto al malaffare e nasce il forte impegno di riscatto per migliorare le condizioni di vita nel proprio quartiere. I cittadini dei Quartieri hanno compreso di essere nelle “Trincee della legalità” che è un bene comune da conquistare con un impegno di partecipazione civile. Siamo consapevoli che i pericoli della criminalità comune ed organizzata possiamo ridurli, ma non azzerare».
Da parte mia sottolineo l’importanza di coniugare diritti, doveri e responsabilità su piani diversi che si sommano e integrano a vicenda:
1. La famiglia come spazio in cui crescere il rispetto della persona e le scelte di un’economia attenta a sostenere le frontiere di uno sviluppo corretto e sostenibile;
2. La scuola come istituzione radicata sul territorio, dove sviluppare progetti di collaborazione coi Municipi per recuperare la memoria del quartiere, la sua storia e le sue lotte per la giustizia;
3. La cittadinanza quale dimensione del noi della città che costituisce dal basso il popolo dei quartieri, quell’insieme di persone disposte a vivere un’amicizia civica che si mette in gioco insieme per prendersi cura uno dell’altro, contro la rottura dei legami di fraternità;
4. Le istituzioni come la dimensione in cui affrontare in modo sistematico e strutturato la promozione della legalità, della giustizia, della sicurezza e della solidarietà.
Questi gli ambiti in cui lavorare per tenere accesa la fiaccola della legalità che da oggi è stata consegnata al Municipio 5 per portare avanti l’impegno di promozione umana, sociale e culturale di questo percorso, a partire dalle periferie della città.